Radici, retrospettiva di Josef Koudelka, è una passeggiata tra le rovine antiche della classicità, dove un centinaio di fotografie ci trasportano attraverso i resti architettonici greci e romani di ogni Paese toccato dalle acque del Mediterraneo. L’abbondante luce naturale che popola lo spazio espositivo del Museo dell’Ara Pacis – dove è allestita la mostra – ci dà infatti l’impressione di trovarci all’aperto, come se stessimo realmente camminando tra i resti del foro romano o lungo l’acquedotto del Ponte del Gard. Ad aumentare questa suggestione è dovuta la scelta di esporre le immagini non solo in verticale, a muro, ma anche in orizzontale, su basamenti disposti sul pavimento in modo aleatorio, come le rovine che ritraggono, sparsi in giro dal caso e dal tempo.
Le stampe sono state realizzate rigorosamente in bianco e nero in modo da risaltare il chiaroscuro della pietra, dalle cui deformità spunta occasionalmente il volto riconoscibile di una divinità o di una figura mitologica, a restituirci uno sguardo enigmatico. Archi a tutto sesto, scheletri di mura, mosaici e sezioni di colonne grandi come macine si fondono con la vegetazione del paesaggio circostante, in dialogo con la terra a cui appartengono da secoli. Eppure l’impressione che si ha è quella di percorrere un unico sito archeologico, date le ricorrenti analogie artistiche delle architetture, e forse proprio questo è lo scopo della mostra: portare a galla le radici, le origini comuni del Mediterraneo, rivelare quanto il nostro passato sia intrecciato, non solo in riferimento all’influenza culturale dell’antica Roma, ma mostrando quanto siano grandiosi e simili, nelle loro diversità e declinazioni, i paesaggi archeologici dell’Europa meridionale.
Più conosciuto per le sue fotografie di impegno sociale e politico, in particolare per le testimonianze sulle rivolte della Primavera di Praga, Josef Koudelka ha ottenuto nel ‘69 il premio della Robert Capa Gold Medal per le sue eccezionali doti di coraggio e intraprendenza. Ceco di nascita e francese di adozione, Koudelka è nomade per natura: la mostra Radici è il risultato di un suo viaggio durato oltre trent’anni, che ha documentato attraverso la poesia del suo sguardo curioso e malinconico. In una video-installazione racconta come il più delle volte si attardasse nei siti archeologici così tanto che nel cielo iniziavano a comparire le prime stelle, e allora dormiva all’aperto, aspettando che sopraggiungesse sulle rovine “il miracolo dell’alba”.
Per approfondire diversi aspetti della mostra, sui canali social del Museo dell’Ara Pacis sono ancora in programma due incontri online: uno il 15 giugno, in cui il geografo Franco Farinelli analizzerà la mitologia che compare nei lavori di Koudelka; e l’altro il 6 luglio, ospite l’archeologo Emanuele Greco, che si incentrerà sulle località archeologiche ritratte.