Il migliore dei nuovi oli di oliva della Valle del Tevere è già in viaggio. Gli assaggi dei 20 in gara è stato fatto alla fine di novembre presso la sala panel della Regione Lazio dai “sommellier” dell’Unione Mediterranea Assaggiatori di olio.  I risultati saranno resi noti il 14 dicembre nel corso di una manifestazione che si terrà a Capena presso la sede del frantoio Di Pietro in via provinciale .

L’olio delle nostre colline  è un fruttato medio e integro

L’olio d’oliva della nostre partiracconta Matilde Di Pietroè equilibrato, un fruttato medio e integro. Negli anni è accaduto raramente che siano state riscontrate falle nella struttura organolettica. Quest’anno la selezione è stata fatta su un numero ridotto di campioni, a causa di una produzione minore, gli anni precedenti, invece, i partecipanti sono stati oltre 40”.

L’olio d’oliva che viene prodotto nella terre affacciate sul  Tevere è dunque di ottima qualità, degno dirimpettaio del dop Sabino che cresce nella riva opposta del fiume. Però la sua base produttiva è oggi ristretta in un perimetro sempre più ridotto. Molte piante sono state tagliate per far posto alle case, numerosi uliveti, in particolare quelli piccoli, sono in abbandono perché non renumerativi. Altri in particolare quelli più  vecchi sono stati mangiati dagli incendi, altri ancora dall’incuria e sono sepolti dalle erbe incolte.

Produzione in calo anche del 60%

Il risultato visto dal nostro osservatoriodice Matildeè che quest’anno nel territorio di Capena, che è uno dei maggiori produttori nella zona, la produzione è scesa del 60% mentre in alcuni comuni, come Fiano, il calo è stato drammatico, quasi zero. Una spiegazione del fenomeno è che forse a Fiano sono più sensibili alle intemperie ed ai cambi delle condizioni meteorologiche”. D’altra parte che la produzione sia in discesa e da anni, lo dimostra anche la mappa dei frantoi operativi. Oggi ve ne sono al massimo uno per comune, fino a tutti gli anni ‘90 erano almeno il doppio.

A Capena per molti anni sono stati tre, a Castelnuovo due. Oggi è diminuito anche il periodo in cui lavorano: negli anni passati facilmente si restava in attività da fine ottobre a subito dopo la festa della Befana, oggi c’è lavoro solo per un mese, come quest’anno. Nel legno vivo degli ulivi i cambiamenti climatici planetari in atto producono una fragilità estrema e nuova. “

Cambiamenti del clima rendono ulivi più fragili

Oggi le piante sono più sensibili agli attacchi delle malattie storiche come la mosca olearia, un tempo la sua aggressione era episodica , oggi è  minaccia e presenza costante”. Nelle tinte fosche della realtà produttiva attuale comunque lampeggiano i segnali di una ripresa. “Siconferma Matilde Di Pietroil primo segnale è nelle modalità produttive che riducono gli effetti delle malattie e aumentano la qualità dell’olio. Oggi le olive vengono molate lo stesso giorno della raccolta a differenza degli anni passati, e questo salvaguarda al meglio tutte le qualità del prodotto e anzi le esalta. La resa quest’anno è stata di circa 13 litri a quintale.

Però i giovani tornano a curare le piante

Il secondo segnale è costituito dai giovani: stanno tornando ad amare gli ulivi. I nostri corsi per insegnare a potare sono sempre molto partecipati, soprattutto da ragazzi”. Sono quelli che torneranno  a curare le piante, quelli che si candidano a sostituire, adottando anche nuove tecniche, le mitiche e storiche squadre dei potatori che per anni e anni, come se fossero depositari di un antico segreto, hanno custodito in salute migliaia di ulivi. Della lavorazione delle olive si recupera ogni cosa: le acque reflue tornano nella terra come concime, la sansa dopo essere stata processata produce altro olio, e diventa propellente per centrali biogas, il nocciolo diventa ottimo combustibile per le stufe di casa. Gli ulivi delle nostre colline si candidano ad essere una delle vie di un futuro compatibile.       

 

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