Capita di fare un salto in piazza e trovarsi circondati dalle auto che hanno costruito pezzi dolci della nostra memoria, dei nostri viaggi. Quelli epici dell’infanzia e della lunga adolescenza. Le automobili con cui i genitori ci portavano al mare, quelle con cui si partiva per la mitica villeggiatura che durava mesi nel paese della nonna, quelle che per loro erano un sogno raggiunto.

I raduni di auto storiche strappano sorrisi e incredulità. Raccontano. Troppo diverse da quelle che usiamo oggi, per dimensioni, potenza, cavalli  e gingilli vari. E l’autoradio era un chicca. Ecco quando ci capiti in mezzo, come qualche giorno fa nella piazza di Morlupo,  sei nel cuore della memoria in movimento. Ogni vettura in esposizione ti restituisce, volti, colori, odori.

La seicento multipla, brutta ma popolare e rivioluzionaria

 

Per esempio che dire della 600 multipla degli anni ‘50? Singolare vettura ma rivoluzionaria e popolare. Pensata per le famiglie “tante” e per fare tante cose. Ampia con sei posti, motore posteriore, senza muso, posto guida a pochi centimetri dal parabrezza. Non piaceva a tutti. Però era una macchina rivoluzionaria, di fatto una monovolume. Anticipava i modelli che ebbero grande successo solo 30 anni dopo. Quando scese in strada la  Espace della Renault. Ma senza tutta quella pretenziosità. La Multipla per trasportare nel mondo il generoso carico che offriva aveva un motore 750, in quarta superava di poco i 100 km orari.

Padri, madri nonne, figli, genitori, con abbondante carico di vettovaglie e vivere affrontavano così i saliscendi degli Appennini italiani. E sorridendo ti chiedi: ma per esempio a pieno carico come  facevano sulla salita che porta a S. Oreste? La seicento multipla ce la faceva. Più in là c’è il modello taxi in forma smagliante restaurato di tutto punto. In questa versione ebbe grande successo, andatura lenta, spazio abbondante, ingombro ridotto. Sarebbe un gran bel taxi anche oggi.

 

Il tempo della Giulietta

Più avanti. tra queste auto allineate, ti guarda la Giulietta berlina. Quella con cui si andava al  mare esotico di Ladispoli. A fianco la sprint rossa. Una coupé. Potenza di fuoco che negli anni ‘60 incendia i desideri di grandi e piccini. Il futuro. Forme morbide, flessuosa e veloce. Per lei e per lui era il massimo. Due figli dietro ci entravano comunque.

Ed ecco la Giulietta spider, semplicemente meravigliosa. Solo la 124 spider riuscì a detronizzarla nell’immaginario dei più. La guardi e pensi al vento,  agli amici che facevano pazzie per averne una anche usata. alle facili derapate sulle strade abbondanti strade bianche di allora . La spider produceva energia , voglia di andare, bruciare le tappe. Era la macchina di chi giocava a fare “gioventù bruciata”. Poco distante una 850 coupe gialla. Più giovane della Giulietta spider, era l’ avversaria da battere nelle corse clandestine. Sui rettilinei delle provinciali nelle notti d’estate gare così folli erano quasi la norma.

E venne il tempo della Lancia Fulvia coupé HF

Il vecchio seppure magnifico  spider del Biscione  reggeva il confronto con la nuova Fiat. Ma agli inizi degli anni‘70 la sua stagione volgeva al termine. Era quello il tempo del Lancia Fulvia coupé Hf.  Una berlinetta bella dalle forme squadrate e grintose che vinceva il campionato mondiale di rally. Un maggiolone cabriolet giallo, racconta che era bello ma a fine corsa. Qualche anno dopo arrivò la Golf. Cominciava un’altra storia.

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