Meglio il cognome della mamma. No, del papà. Mettiamoli tutti e due, così nessuno si offende. Ma cosa sta succedendo con questi cognomi?
Qualche settimana fa la Corte costituzionale, con un comunicato stampa, ha messo in discussione uno dei punti cardine della nostra identità. Non sarà più automatica l’assegnazione del cognome del padre ai figli, ma subentra il sistema del doppio cognome. Ma è proprio così? Di che si tratta?
In Italia, da sempre ai figli si trasmette il cognome del padre. Quello della madre viene trasmesso solo nel caso in cui non ci sia il riconoscimento di nessun padre, come stabilito dall’art. 262 del codice civile.
La legge italiana consente però anche di cambiare il proprio cognome, facendo una richiesta al Prefetto. Sì, ma solo nel caso in cui il cognome sia ridicolo, vergognoso o se possa rivelare un’origine naturale.
Negli ultimi anni la discussione si è incentrata sulla possibilità di adottare un sistema simile a quello dei Paesi ispanici, ossia il doppio cognome. A seguito di alcune controversie, nel 2016 la Corte costituzionale ha sancito la possibilità di assegnare al figlio il cognome di entrambi i genitori, ma solo nel caso in cui questi fossero d’accordo.
A seguito di una questione di legittimità costituzionale sollevata dall’avv. Domenico Pittella (figlio dell’onorevole PD Gianni e nipote del Senatore PSI Domenico), la Corte costituzionale ha esaminato la questione. Lo scorso 27 aprile, con un comunicato stampa (ndr la sentenza sarà depositata nei prossimi giorni), ha chiarito che la regola diventa che il figlio assume il cognome di entrambi i genitori nell’ordine dai medesimi concordato, salvo che essi decidano, di comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due.
L’eccezione diventa regola e la regola eccezione.
Ma questo cosa significa? Cambieremo tutti cognome? E anche il codice fiscale? No.
Questa nuova norma si applica a tutti i nati dopo il deposito della sentenza. Inoltre, per i dettagli sarà necessario un intervento da parte del legislatore. Per ora quindi non hanno alcun fondamento le discussioni su doppi e quadrupli cognomi. E se i genitori non si mettono d’accordo? Interviene il giudice.
Ma qual è il punto? Molti festeggiano questo nuovo orientamento della Consulta, come se fosse un inno alla parità di genere. Non c’entra niente. Quello che i giudici hanno preso in considerazione è la parità tra i genitori.
Per quanto riguarda la parità tra uomo e donna in Italia, siamo ancora molto lontani. Divario salariale, quote rose, licenziamenti per gravidanza. Lasciamo perdere.