Della bimba di 15 mesi dal nome di fata, si sa ormai quasi tutto. E’ nata in Ucraina con la maternità pagata, ma subito rifiutata e lasciata alle cure di un tata che gli ha dato tutto l’amore a cui aveva diritto, oggi è in Italia in una famiglia “ponte”: cioè in affidamento temporaneo in attesa della famiglia che la adotterà definitivamente. Dopo 15 mesi di vita ancora è in cerca di casa sua, questa bimba dal nome di fata. Però probabilmente è una speciale, che dentro di sé ha la magia della vita che non si arrende.
“Nome di fata” sogna, incrociando le dita
Lo conferma Carolina Casini, la dottoressa della Croce Rossa che l’ha portata in Italia. È domenica sera quando la chiamiamo. Ci risponde in una pausa del suo lavoro di pediatra a Capena dove vive. “Si, a breve ho un appuntamento con una mamma per visitare sua figlia – ma la storia di “nome di fata” mi ha lasciato un segno profondo e la convinzione che sia una bimba speciale. Allegra, aperta, sorridente serena, curiosa. Una sorpresa meravigliosa. Quando siamo arrivati a Kiev con gli agenti del Sicp, pensavo di trovare una piccola in difficoltà, poco curata, magari denutrita, e invece è stato tutto il contrario. In questi mesi la tata e la sua famiglia l’hanno curata con grande immenso amore, tanto che il momento del distacco per loro è stato pieno di lacrime e dolore. La signora ucraina ha voluto darci una foto per lei, perchè ricordasse, un giorno, il tempo bello trascorso a casa con loro. La piccola ci ha seguito senza problemi, in braccio a me o a cavalcioni dell’agente. Sembrava sapesse che per lei era iniziato un viaggio in terre sconosciute. In una foto, mentre dorme abbracciata alla donna che l’ha cresciuta fino ad oggi, ha la manina con le dita incrociate, quasi a dire, “io speriamo che me la cavo”. Roba da non credere. Un gesto certo inconsapevole che mi ha colpito al cuore. Incrocia le dita, sognando il dono di una vita serena”.
Quel sorriso liberatorio quando ha sentito la lingua conosciuta
E l’arrivo è stato all’altezza. Scrive Carolina Casini – la parte “buona” del mondo: le istituzioni, il nostro Stato, la mia Croce Rossa, che tutelano i diritti fondamentali degli esseri umani si sono opposti al tuo abbandono”. Ad attendere “nome di fata” nel nostro paese c’erano gli operatori dei servizi sociali e la famiglia “ponte” dove vivrà per i prossimi mesi. Ma anche una signora ucraina residente in paese. Gli operatori avevano chiesto che fosse presente una persona che parlasse la lingua che la bimba aveva sentito per 15 mesi. La tata da Kiev si è data da fare ed ha indicato una sua amica impegnata in un lavoro in zona. “E’ stato meraviglioso- racconta Carolina Casini – la piccola appena ha sentito parole famigliari, dopo ore di suoni incomprensibili, si è voltata verso di lei ed ha sorriso felice. Come se d’incanto sciogliesse la tanta ansia accumulata in quel corpicino di 15 mesi. Gli auguro con tutto il cuore di avere al più presto una casa e una famiglia, che il suo peregirnare finisca. Una famiglia che la ami profondamente perchè gli spetta e lo merita. Per me accompagnare “nome di fata” verso la vita che è stata una fortuna e un onore”.