Magliano Romano e Filacciano comuni ricicloni di olio esausto. Sono infatti tra i nove che hanno fatto meglio, tra 46 partecipanti a livello regionale. Da ciò avranno soddisfazione con un contributo come previsto dal progetto della Regione Lazio. 

L’olio esausto è quello utilizzato in cucina: se non recuperato correttamente è inquinante e per questo – come spiega una nota della Regione –  è importante non buttarlo nel mare, così come nel lavandino, nello scarico del bagno o tal quale sui terreni. Un litro di olio è responsabile dell’inquinamento di circa 1.000 mq di acqua, forma una sottile pellicola impermeabile che impedisce l’ossigenazione e compromette l’esistenza della flora e della fauna marine.

L’olio esausto è responsabile dell’inquinamento di terreni coltivabili e delle reti fognarie con ingenti costi di depurazione a carico delle Amministrazioni e quindi dei cittadini. Se gestito correttamente, questo rifiuto è una risorsa preziosa: l’olio alimentare esausto è infatti riciclabile al 100% per la produzione di biodiesel, l’utilizzo in impianti di cogenerazione e la produzione di biolubrificanti. 

Progetto in collaborazione con il consorzio Renoils

La  raccolta dell’olio è stata attivata  grazie al protocollo firmato dalla Regione Lazio con il consorzio Renoils, 300 litri mediamente raccolti dai 9 Comuni che sono andati già a regime con picchi di 800 litri. Magliano Romano ha totalizzato 545 litri, Filacciano 140.

“Questi primi risultati di partecipazione e raccolta, ottenuti con l’attuazione del protocollo d’intesa firmato con Renoils, mi rendono molto soddisfatta – dice Cristina Avenali, Responsabile Piccoli Comuni e Contratti di fiume della Regione Lazio – è il primo caso del genere in Italia ma, soprattutto, il primo protocollo che parte proprio dai piccoli Comuni.

Ancora una volta un bel lavoro di squadra ha pagato, nonostante le difficoltà riscontrate a causa della drammatica pandemia che stiamo vivendo e i nostri piccoli Comuni hanno confermato di essere oltre che comuni “ricicloni”, dei veri e propri laboratori di “sostenibilità”.

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