Dopo aver parlato della gestione dei rifiuti urbani nei Paesi Bassi è ora di fare un passo indietro e di dare uno sguardo più approfondito a ciò che fino ad ora, in questa rubrica, è stato chiamato “smaltimento in discarica”. Infatti, questo termine nelle tabelle ufficiali viene usato per raggruppare una serie di trattamenti differenti a cui i rifiuti possono andare incontro durante il processo di smaltimento.
L’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) include in questa categoria 8 diverse tipologie di destini che i rifiuti possono subire, classificati ufficialmente con i codici D1 – D7 e D12. Ognuna di queste classi fa riferimento ad un luogo o ad una particolare modalità di smaltimento dei rifiuti, elencate qui sotto.
D1: Deposito sul o nel suolo (a esempio discarica).
D2: Trattamento in ambiente terrestre (ad esempio biodegradazione dei rifiuti liquidi o fanghi sui suoli).
D3: Iniezioni in profondita’ (ad esempio iniezioni dei rifiuti pompabili in pozzi, in cupole saline o faglie geologiche naturali).
D4: Lagunaggio (ad esempio scarico di rifuti liquidi o di fanghi in pozzi, stagni o lagune ecc.).
D5: Messa in discarica specialmente allestita (ad esempio scarico di rifiuti liquidi o di fanghi in pozzi, stagni o lagune, ecc.).
D6: scarico dei rifiuti solidi nell’ambiente idrico eccetto l’immersione.
D7: immersione, compreso il seppellimento nel sottosuolo marino.
D12: deposito permanente (ad esempio sistemazione di contenitori in una miniera).
Leggendo le categorie appena citate si capisce quanto un eventuale smaltimento attraverso una di queste modalità possa essere devastante per l’ambiente e, nello specifico, per gli ecosistemi in questione. Fortunatamente, ad oggi, a 6 di queste 8 classi non vengono più destinati rifiuti prodotti sul territorio italiano e questo è senz’altro una cosa ottima. Anche perché dopo tanti passi avanti fatti in materia ambientale, scaricare rifiuti in ecosistemi acquatici sarebbe assolutamente inaccettabile.
Tuttavia, fatta eccezione per la discarica (D1), che nella classe D è il metodo di smaltimento principale, è ancora presente una minima quota di rifiuti non pericolosi trattati attraverso la classe D3. Nello specifico secondo il “catasto rifiuti ISPRA ambiente” in centro Italia, nel 2019, sono stati iniettati in faglie geologiche, pozzi e cupole saline 11.500 tonnellate di rifiuti!
Per quanto queste tonnellate siano pochissime rispetto al totale dei rifiuti non pericolosi prodotti sul suolo italiano, rimane una modalità di smaltimento tutt’altro che sostenibile.