Da marzo scorso abbiamo dovuto fare l’abitudine, nostro malgrado, a parole e modi di dire nuovi o ripresi da antiche abitudini del passato.
È il caso del “coprifuoco” a cui, scorrendo le notizie questa mattina, dovremo ben presto abituarci perché rischia di accompagnarci per molte settimane.
Una parola che deriva da un’antica usanza medievale. Prvedeva che, a una determinata ora della sera, il rintocco di una campana o lo squillo di una tromba segnalasse agli abitanti di una città l’obbligo di soffocare il fuoco sotto la cenere (il modo più semplice per spegnere il fuoco senza generare fumo) come precauzione per evitare incendi accidentali. Allo stesso modo, in età moderna, poteva scattare l’ordine di rientrare tutti a casa dopo una certa ora. Successivamente il termine fu utilizzato anche durante le due grandi guerre.