I frantoi della Valle Tiberina raccontano che quest’anno le olive hanno perso la bussola, “faticato” moltissimo a maturare. Sono arrivate all’appuntamento del raccolto stressate come avessero smarrito il percorso della loro stagione.
Gli ulivi si sono riempiti di frutti che si sono però palesati troppo tardi, il clima è andato per conto suo senza rispetto per i ritmi olivari. Il risultato è che la resa per quintale è stata, in media, la più bassa degli ultimi trent’anni: 9/10 litri per quintale, in pochi casi si è andati oltre. La raccolta è arrivata prima che si compisse appieno il processo di trasformazione degli zuccheri in olio.
Secondo i contadini è mancato il freddo, per altri è mancata la tramontana, che poi è la stessa cosa. Nel corso del 2024 le piogge sono state scarse, sono arrivate tardi, poi le temperature medie di ottobre sono state miti e questo ha bloccato il processo naturale di maturazione.
Non c’è stato tempo
Non c’è stato tempo. A conferma del fenomeno la testimonianza di Roberto Betti, un olivicoltore di Capena, “La prima raccolta – racconta – ha reso 10 litri per quintale, la seconda avvenuta a distanza di 15 giorni, invece la resa è stata di 12”.
Le olive vittime dei capricci del clima, di quel fenomeno chiamato cambiamento climatico che, seppur negato da molti e da molti altri giudicato con scetticismo, continua invece a dare segnali precisi e inequivocabili tanto da aggredire anche anche la scorta del nostro olio extravergine.
l’Inolizione mancata
Si chiama “Inolizione” il processo di accumulo dell’olio nell’oliva. In genere avviene tra fine agosto e fine di settembre. In questa fase i frutti cominciano ad accumulare in maniera progressiva e costante l’olio all’interno della polpa. Questo processo – spiegano i manuali – permette l’ingrandimento delle cellule del mesocarpo (polpa) in cui si accumulano piccole gocce d’olio che successivamente si aggregano e vengono “immagazzinate” nel vacuolo, l’organo cellulare destinato a questo scopo. Solo alla fine di settembre l’inolizione si conclude e le olive iniziano a cambiare colore, passando dal verde intenso al rosso porpora ed entrando nella successiva fase dell’invaiatura, il segnale che la fase fenologica della maturazione che termina a metà ottobre è quasi completata. Un processo fondamentale per determinare qualità e quantità della resa in olio.
Subito stress idrico fortissimo
“Le piante – racconta Matilde Di Pietro, che con i fratelli conduce l’Antica Macina, uno dei maggiori frantoi operanti nella Valle Tiberina ricca di oliveti, assaggiatrice iscritta all’albo nazionale esperti olio extravergine d’oliva – hanno subito uno stress idrico fortissimo e questo ha inibito il fenomeno dell’inolizione, evento molto raro. Di fatto è come se tutte le variabili della fase di crescita fossero saltate creando il disequilibrio alla base della scarsa resa. La minore degli ultimi decenni. Il fenomeno non è locale ma ha interessato una vasta area del centro Italia”.
La festa dell’olio
Il 15 dicembre si parlerà di questo a Capena dove è in programma la Festa dell’Olio.
Una mattinata di riflessione, dibattiti e confronti sull’Olivicoltura del territorio. L’evento, patrocinato dal Comune, è organizzato dell’Azienda frantoio L’Antica Macina che negli anni è diventata punto di riferimento dei produttori del territorio e organizza eventi culturali che riuniscono le più importanti realtà olivicole e produttive locali.
Si svolgerà nella Chiesa S. Antonio, nell’omonima piazzetta e sarà curato dalla Fondazione Evo school di Unaprol e Coldiretti. Ampio spazio alla degustazione degli oli della zona e premiazione del “Il Miglior Olio delle Colline della Valle del Tevere”, la fase finale del concorso con premiazione di 2 categorie partecipanti: olio convenzionale e biologico.
I produttori Capenati si sfideranno in una competizione diventata ormai un appuntamento atteso e giunto al 7° anno.