RUBRICA PROFUMO DI LIBRI
di Maria Vittoria Massarin
SALTIAMO INSIEME
“Era come se l’anima di Paolo, sciogliendosi in mille gocce, le fosse piovuta nel cuore. Era sempre stato quello il posto di Paolo, il suo cuore, da sempre, già da prima che si incontrassero. Da prima del big bang. Da prima del mondo. Da prima di tutto.”
Seguendo un immaginario filo conduttore che leghi tutti i libri di cui discutiamo in questo piccolo spazio bimestrale, anche questo mese continuiamo a parlare di amore, di amicizia e di opere scritte a quattro mani, grazie al romanzo di Miriam Candurro e Massimo Cacciapuoti Vorrei che fosse già domani.
In un primo momento, fermandosi alla sola lettura della trama, si può pensare di avere di fronte un libro per adolescenti e sugli adolescenti. Solo l’ultima delle due supposizioni però è vera. La storia è infatti incentrata su Paolo e Cristina, due liceali che per caso si incontrano fra i corridoi della loro scuola, il Tito Livio di Napoli, e che pur avendo necessità diverse, si avvicinano per diventare in poco tempo l’uno la spalla dell’altro. L’adolescenza non è infatti l’unico momento difficile che i due si trovano ad affrontare: Paolo da quando ha avuto un grave incidente che lo ha privato del senso dell’orientamento vive con e per i post-it, che gli indicano meccanicamente la giusta strada da percorrere, mentre Cristina deve gestire il rapporto materno con “Quella […] con quel suo finto atteggiamento da madre premurosa e attenta”.
Restii a lasciarsi andare ad una vita che è stata fin troppo dura con loro, Paolo e Cristina si conoscono, facendo cadere le barriere che si erano costruiti attorno. L’armonia e la leggerezza del racconto aggiungono ancora più magia alla storia, perché pur non essendo più due adolescenti, gli autori hanno dimostrato di sapere ancora come vivere le emozioni di quegli anni e di certi animi, alternando i capitoli narrati da Cristina a quelli narrati da Paolo, facendo impercettibilmente fondere le due storie in una sola e lasciando un insegnamento bellissimo: nessun ostacolo è troppo alto, se a saltare si è in due.