Portare in un comune montano l’arte urbana significa rigenerare, creare un’attrazione per il turismo, costruire spazi sociali in cui l’identità e la cultura del paese si materializzano, diventando patrimonio visibile e condivisibile.
Il termine “radici”, derivante dal latino radix, evoca non solo un ancoraggio fisico, ma anche un legame intimo con le origini e l’identità culturale. Questo concetto trova una nuova espressione nel festival internazionale di street art RADICI, inaugurato lo scorso mese a Monteflavio, un suggestivo comune montano alle porte di Roma.
Immerso nel Parco Regionale dei Monti Lucretili, Monteflavio si trasforma in un palcoscenico per l’arte urbana, capace di rivelare significati antichi attraverso la reinterpretazione della superstizione. Cinque opere, frutto della creatività di due artisti di fama internazionale, Luis Alberto Gomez de Teran e Toni Espinar, dialogano visivamente con la tradizione, arricchendo il paesaggio locale di nuove narrazioni.
Sotto la curatela di Giorgio de Finis, antropologo e curatore con un’esperienza pluridecennale nel panorama urbano, RADICI si distingue per la sua volontà di esplorare non solo il tema della superstizione, ma anche il recupero del dialetto e dell’oralità, elementi culturali che rischiano oggi di scomparire. Accanto alle opere, QR code invitano i visitatori a immergersi in storie locali, narrate in dialetto dagli anziani del paese, riportando in vita una memoria collettiva spesso trascurata (Fig. 6).
Durante l’inaugurazione del festival, Arianna Gilardi ha condiviso significative riflessioni sull’importanza delle radici comuni: «Vorrei portarvi a riflettere sull’immagine evocativa dell’albero che affonda le proprie radici nel suolo. Quanto più grande è l’albero, tanto più ampia deve essere la sua chioma; di conseguenza, il suo apparato radicale deve estendersi in profondità. Ognuno di noi ha la responsabilità di recuperare le proprie radici, senza vergogna, e di portarle alla luce. C’è un detto africano che afferma: ‘Quando muore un anziano, brucia un’intera biblioteca’, e questo è assolutamente vero. Gli anziani sono i custodi di un bagaglio inestimabile di conoscenze, ricchi di anni ed esperienze. A Monteflavio, molte delle nostre ‘biblioteche’ sono bruciate. Sempre meno anziani ricordano le storie che costituiscono la nostra identità collettiva. È essenziale interrogare, ascoltare e fare tesoro di ciò che hanno da raccontarci, così da portare con noi queste storie e tramandarle alle generazioni future».
Arianna, originaria di Monteflavio, ha fornito il primo input per la genesi del progetto con la sua tesi di laurea, Monteflavio: un paese della Sabina romana nell’Italia Repubblicana, scritta oltre diciotto anni fa tra le strade del paese. È dalle sue parole, insieme a quelle degli organizzatori del festival, che emerge quel forte legame con il proprio territorio, di cui la street art si fa catalizzatore.
Le opere diventano così un tramite, un invito a esplorare le complesse trame della nostra identità culturale e le superstizioni che hanno condizionato la vita quotidiana, contribuendo a creare un’atmosfera sospesa tra sacro e profano, religione e magia. «Superstizioni, credenze magiche e popolari sono parte del nostro patrimonio culturale e rappresentano un tratto distintivo della nostra identità», dichiara il vicesindaco Monica Griscioli. «Oggi, voler recuperare la memoria sulle superstizioni significa riappropriarsi della nostra identità collettiva e condividere quell’elemento magico della nostra storia che persiste e soddisfa un bisogno di appartenenza. Questo bisogno è più forte che mai, poiché ci consente di uscire dall’isolamento e dall’omologazione culturale. Abbiamo voluto riscoprire le superstizioni per riappropriarci delle nostre radici culturali e dare vita a forme di partecipazione collettiva».
Le opere
Le opere di Toni Espinar e Gomez, dislocate in cinque vie differenti e affiancate dal suono antico del dialetto, costituiscono all’interno del piccolo borgo di Monteflavio un percorso artistico e antropologico che punta al cuore e alle radici della cultura popolare.
Un’iniziativa in grado di innestare una profonda riflessione sull’identità culturale di Monteflavio, trasformando la comunità in un laboratorio vivente di creatività. L’opera ANIMA (Fig. 5), concepita da Gomez e realizzata in collaborazione con gli studenti della scuola locale Istituto Comprensivo Giorgi di Monteflavio ne è prova tangibile, testimone di come la street art possa abbattere le barriere tradizionali della fruizione artistica, aprendo spazi di dialogo tra generazioni diverse.
Il trittico DI VER SI, composto da tre murales (Fig. 1, Fig. 2, Fig. 3) dello stesso artista, esplora in modo incisivo il tema della diversità, celebrando le molteplici identità che arricchiscono il nostro tessuto sociale.
In parallelo, l’opera di Toni Espinar, Carpe Diem, Iuvat Vivere (Fig. 4), dal titolo il riferimento alla locuzione latina tratta dall’Ode del carpe diem, dalle Odi del poeta latino Orazio, offre una reinterpretazione contemporanea della figura di Caronte.
Ben lontano dall’essere un mero intervento estetico, il festival si rivela un autentico atto di rigenerazione urbana, sociale e culturale, dove le radici storiche si intrecciano con l’innovazione contemporanea. Così, la comunità non è solo custode di un patrimonio condiviso, ma diventa protagonista di una narrazione collettiva, invitando ciascuno a esplorare e celebrare le ricchezze della propria storia.
Gli artisti
Luis Alberto Gomez de Teran, noto anche come Gomez, nato a Caracas, Venezuela, nel 1980. Ha vissuto a Londra, Berlino e poi a Roma, dove attualmente risiede.
La sua arte è profondamente simbolica, trae ispirazione dalla pittura barocca ed è profondamente influenzata dalla mitologia, dalla religione e dalla spiritualità. Concentra la sua ricerca sulla natura umana, sulla materia dei corpi e sulle forme dello spirito, nei loro momenti di bellezza e decadenza, quando le anime si rivelano, il male emerge dalla bellezza e il bene esce dalle tenebre.
Gomez lavora in aree urbane e ambienti naturali, per musei, collezionisti privati, gallerie e brand. Ha creato opere d’arte in molti paesi del mondo, in Italia, Inghilterra, Germania, Spagna, India, Tunisia, Thailandia, Singapore, Georgia e innumerevoli piccole città, dove l’arte pubblica è ancora in grado di avere un profondo impatto sociale sulle persone locali.
Gomez ha partecipato a diverse mostre collettive in Europa. Nel 2016 ha avuto la sua prima mostra personale denominata Nox Omnibus Lucet alla galleria Varsi di Roma, seguita da una mostra personale a Bruxelles, con la galleria Montoro12, una seconda a Roma con la galleria Philobiblon e nel 2019 al MUSMA, il museo di scultura contemporanea di Matera.
Nel 2021 ha realizzato la prima mostra diffusa non autorizzata in Italia, un viaggio solitario attraverso venti regioni italiane.
José Antonio Espinar, in arte Toni Espinar, è nato ad Alzira, in provincia di Valencia, Spagna nel 1970. Nel 1994 ha conseguito la laurea in Belle Arti nella Universidad de S. Carlos de Valencia.
Ha frequentato il corso di Restauro su tela (1998), organizzato dalla Direzione Generale della Formazione e Inserimento Professionale del Dipartimento del Lavoro, Industria e Commercio.
La sua famiglia ha una grande esperienza nel campo della pittura e della decorazione. Ha realizzato illustrazioni per manifesti, pubblicità, libri e pubblicazioni di vario genere. Lavora regolarmente nel suo studio e in strada come artista urbano dal 1988.
Toni Espiar ha una lunga carriera professionale nel mondo del restauro murale del patrimonio, dell’alta decorazione e del muralismo a partire dal 1995 ad oggi. Si occupa, oltre che di pittura, street art e restauro anche di illustrazione; ha partecipato e organizzato molti festival di arte urbana ed ha esposto le sue opere nelle mostre collettive e individuali.
Toni Espinar ha portato la sua arte in Italia, Inghilterra, Ungheria, Honduras, Guatemala e Spagna.
Monteflavio
Monteflavio è un comune montano alle porte di Roma, immerso tra i Monti Lucretili, già noto per lo Strange Days Festival che si svolge ogni estate dal 2012, attirando migliaia di persone; all’interno della programmazione di questo evento è stato realizzato il primo murale nel paese dal titolo Amore Sacro e Amor Profano di Violetta Carpino. Un luogo intriso di storia e tradizione, conosciuto da molti escursionisti e amanti della natura poiché è necessario attraversarlo per raggiungere il sentiero di montagna che conduce alla vetta del Monte Pellecchia.
Il progetto RADICI è risultato vincitore del bando “Lazio Street art 2022” della Regione Lazio.