“Il teatro patologico è più forte di una bomba: non uccide le persone, ma gli fa cambiare idea.”
Questa frase ieri ha chiuso la terza serata del Teatro nelle Cave di Riano, con la rappresentazione della tragedia greca “Medea”, di Euripide.
A pronunciarla, un giovane attore dal talento speciale, mentre gli applausi scrosciavano e l’emozione, tra il pubblico, era tanta.
Sul palco, immerso in uno scenario di tufo e di vecchie memorie, è salita infatti la compagnia del Teatro Patologico, progetto artistico e sociale fondato dal regista Dario D’Ambrosi.
È lunga la strada percorsa da D’Ambrosi, dal 1990 a oggi: va dall’istituzione di una scuola di formazione teatrale per ragazzi con disabilità psichica e fisica, fino agli applausi ricevuti alle Nazioni Unite, con merito, per l’encomiabile lavoro svolto nell’ambito di una realtà spesso trascurata.
Potrebbe sembrare il sogno di un visionario, ma è un impegno molto concreto e ieri ne ha dato prova: irrobustisce il filo che lega i giovani disabili con la società in cui vivono. È una scuola, un viaggio formativo, un punto di incontro; lavora per dare consapevolezza e strumenti a persone che, valorizzate nelle loro peculiarità, hanno molto da esprimere.
A scuola si impara, e loro lo fanno alla grande, vista l’estrema professionalità con cui hanno messo in scena un’opera che è al contempo complicata e di rara bellezza narrativa.
Lo spettacolo ha corso sulle parole appassionate degli attori professionisti, su i gesti misurati e attenti di questi piccoli e grandi talenti della compagnia teatrale: eravamo in Grecia, con Medea straziata dal dolore e dalle velleità di vendetta, fino al gesto più atroce.
Eravamo lì con Giasone, quando scopre di aver perso i figli per sempre e li cerca circondato dai loro fantasmi.
La musica, più di ogni parola, ci diceva che non sarebbero tornati.
Le note hanno accompagnato il pubblico in un viaggio angoscioso, all’interno di una realtà irricevibile: l’infanticidio. Cresceva il tono, il ritmo accelerava e, quella che era iniziata come una misurata danza di lamenti sommessi, è divenuta infine uno scenario straziante di rimpianto e disperazione.
Lo spettacolo offerto ieri dalla compagnia del Teatro Patologico è stato innanzitutto toccante, ben eseguito, curato nei dettagli.
Dario D’Ambrosi ha portato nella valle del Tevere una rappresentazione di qualità che ha catturato le emozioni degli spettatori presenti.
Il Comune di Riano, in questa occasione, ha dato prova di prestare un’attenzione particolare alla congiunzione tra espressione artistica e impegno sociale, e lo stesso D’Ambrosi ha voluto sottolinearlo dal palco, ringraziando il sindaco Luca Abbruzzetti per la passione con cui sostiene questo progetto da tempo.
Il Teatro delle Cave proseguirà nei prossimi giorni con gli ultimi due appuntamenti: martedì 26 luglio andrà in scena “Falstaff e le allegre comari di Windsor”, tratto dall’opera di William Shakespeare per la regia di Carlo Emilio Lerici. Giovedì 28 “Greg and the rockin’ revenge” movimenteranno la serata di chiusura.
La manifestazione, giunta alla sua XV edizione, continua a dare lustro all’offerta culturale dell’intera valle tiberina: “Questa edizione ha voluto tenere conto delle varie fasce d’età, proponendo un programma che fosse attrattivo per un pubblico ampio” afferma il sindaco di Riano, Luca Abbruzzetti “Il Teatro nelle Cave, inoltre, è un evento importante per proiettare Riano al di fuori dei confini del borgo, facendo conoscere la nostra realtà e le nostre offerte culturali all’intera area di Roma nord”.
Foto: Danilo Rossi