Finanziati con i fondi del PNRR per circa 630 mila euro, stanno per partire i lavori di messa in sicurezza del monumento più rappresentativo di Rignano. Il progetto verrà presentato domenica 8 settembre alle 17, proprio davanti alla Rocca. Parteciperanno il sindaco Vincenzo Marcorelli e l’assessore ai Lavori pubblici Doriana Levrini. Si tratta in sostanza della realizzazione di un tetto in acciaio che renderà fruibile il monumento che sarà liberato dalla presenza invasiva di piccioni e dai rischi idrogeologici causati dalle piogge e dagli agenti atmosferici.
La Rocca dei Savelli, denominata anche Rocca del Valentino, appellativo con cui si indicava Cesare Borgia, rappresenta il simbolo del paese di Rignano Flaminio. E’ una struttura militare facente parte della storica cinta muraria del paese, una massiccia costruzione in blocchi di tufo situata al centro della piazza Cavour ed appartenuta alla famiglia dei Savelli. Dopo il passaggio di Rignano Flaminio sotto l’influenza della nobile famiglia spagnola valenciana dei Borgia, fu ristrutturata su ordine di Cesare Borgia nel 1501. L’edificio rappresenta uno dei più importanti esempi di struttura militare giunto fino noi in buonissime condizioni.
I lavori di costruzione furono conclusi probabilmente intorno all’anno 1500 da Luca Savelli, figlio di Paolo, il primo della famiglia ad impadronirsi del territorio di Rignano, famoso capo militare anche delle truppe veneziane. Per lui la Repubblica di Venezia commissionò e fece erigere un monumento funebre nella Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia, il primo che la Serenissima abbia mai dedicato ad un condottiero.
Ma il personaggio più famoso legato alla Rocca rignanese fu proprio Cesare Borgia autore del rifacimento del fortilizio. Era figlio illegittimo, poi riconosciuto, del cardinale Rodrigo Borgia, poi diventato Papa con il nome di Alessandro VI. La madre di Cesare fu Vannozza Cattanei, una locandiera, che fu amante “ufficiale” del cardinale Rodrigo.
Le cronache la dipingono come una donna di grande avvenenza, dai capelli biondi, occhi chiari, dotata di un fascino particolare, che non poteva non essere notato dal futuro papa, noto per le sue disordinate scorribande amorose. Non si sa come e dove si conobbero, ma la loro storia d’amore durò molto. Oltre a Cesare, Vannozza diede alla luce altri tre Borgia: Giovanni, la celebre Lucrezia e Goffredo. Fu amante riconosciuta e rispettata ma per i dettami della Santa Sede, doveva necessariamente avere un legittimo consorte. Di questo si occupò in prima persona proprio il cardinale Rodrigo e così nel 1474, a 32 anni, Vannozza sposò il funzionario apostolico Domenico Giannozzo, signore di Rignano Flaminio. A Rignano Vannozza visse probabilmente fino al suo successivo matrimonio, sempre di facciata e combinato dal suo amante.
Cesare detto il Valentino per il suo titolo di duca di Valentinois, ottenuto con il matrimonio con l’aristocratica francese Charlotte d’Albret, fu un capo militare eccezionale, astuto, spregiudicato, ambizioso, crudele.
Guidò l’esercito francese alla conquista del Ducato di Milano e, con l’appoggio del padre diventato papa, incominciò la riconquista dei territori della Romagna. Quindi invase il Regno di Napoli al comando delle truppe francesi. Nel 1502, aveva un grande e temuto potere politico e riuscì, grazie alla sua fitta rete di spie, a difendersi da una congiura contro di lui, ingannando i traditori e facendoli strangolare. Questa vendetta colpì molto l’opinione pubblica e anche il mondo politico dell’epoca.
Il declino del Valentino iniziò dopo la morte del padre e si concluse con l’elezione al soglio pontificio di Giulio II, Giuliano della Rovere, membro di una potentissima famiglia romana. Giulio II, che i Borgia non li sopportava, tolse al duca il governo della Romagna, ordinò il suo arresto e la reclusione in Castel Sant’Angelo. Dopo essere evaso, Cesare si rifugiò a Napoli, dove fu arrestato e portato in Spagna: anche lì fu incarcerato su ordine del re. Dopo una nuova rocambolesca evasione, soggiornò dal cognato Giovanni III d’Albret, re di Navarra. Morì in battaglia nel 1507 a Viana, in Spagna dopo aver dato l’assalto al castello della città. Era nato nel 1475 a Subiaco, altro possedimento dei Borgia, dove la madre Vannozza si era recata per partorire.
La sua fama non fu ignota al Machiavelli che lo prese a modello nel suo “Principe” come capo ideale: “Cesare Borgia – scrisse Niccolò Machiavelli – appare come un uomo capace di fare tutte quelle cose che per un prudente e virtuoso uomo si dovevano fare, e a qualunque prezzo; a patto, naturalmente, che la fortuna lo accompagni”.