È da poco calato il sipario sul palco dell’Ariston di Sanremo. La coppia formata da Mahmood e Blanco si piazza meritatamente sul gradino più alto del podio, confermando i pronostici. Seguono, rispettivamente in seconda e terza posizione, Elisa e Gianni Morandi.
Il secondo riconoscimento più importante va a Massimo Ranieri che, con la sua “Lettera di là dal mare”, vince il Premio Mia Martini. Direttamente dal podio, con “Apri tutte le porte” Morandi vince il Premio Sala Stampa “Lucio Dalla”, mentre Elisa vince il Premio Giancarlo Bigazzi, assegnato dall’orchestra per la miglior composizione musicale. Miglior testo invece a Fabrizio Moro, che con “Sei tu” porta a casa il Premio Sergio Bardotti.
Seppur non esente da polemiche, credo di esagerare nel dire che questa edizione è stata una delle migliori degli ultimi 30 anni. A dimostrazione di questo la commozione di tutti i cantanti nel salutare per l’ultima volta il palco che li ha ospitati per cinque serate e il direttore artistico che li ha scelti. Con oltre 13 milioni di spettatori e più del 65% di share la quinta serata batte i numeri delle serate precedenti, confermando ancora una volta quanto questo sia il Festival dei record in – quasi – tutto.
Prendendo in prestito le parole di Sabrina Ferilli, co-conduttrice dell’ultima serata, Amadeus è stato “molto più di un conduttore e ha la gentilezza di chi sa accogliere”. Grande merito del successo di questa edizione va quindi a lui, magistrale padrone di casa e abile condottiero di una nave che mai ha dato segno di poter andare alla deriva.
È impossibile rendere giustizia alla potenza della quinta serata con poche righe nero su bianco. Perché proprio quando si pensava che “meglio di così non si può”, Sanremo ha stupito di nuovo.
A partire dalla Ferilli, leggera e garbata fin dal primo momento. Con la schiettezza che la caratterizza ammette, durante il suo “non monologo”, di non averne uno. Non per una scelta superficiale, ma per prediligere leggerezza.
“Ma perché la presenza mia dev’essere per forza legata a un problema?” si chiede a conclusione del monologo. Una denuncia sociale mascherata da domanda retorica, che sottolinea quanto dalle donne ci si aspetti sempre qualcosa in più che giustifichi un qualsiasi loro intervento.
“Perché la presenza mia deve per forza essere legata a un problema grosso, cosmico? Io sto qua per il mio lavoro, le mie scelte, la cosa migliore che mi poteva accompagnare su questo palco è la mia storia”
Torna sul palco dell’Ariston anche Marco Mengoni che, quasi duettando con Filippo Scotti, legge una serie di velenosi commenti social rivolti a quanto successo nelle serate
precedenti del Festival. Come a voler rimarcare quanto nella vita sia fondamentale essere gentili, dopo il monologo si esibisce con “L’Essenziale”, brano che nove anni fa gli regalò la vittoria su quello stesso palco.
L’Ariston ha poi dimostrato di non non aver dimenticato due grandi artisti che quel teatro lo conoscevano bene: Raffaella Carrà e Lucio Dalla. Particolarmente toccante ed evocativo il tributo alla Carrà legato all’anteprima mondiale di “Ballo ballo”, il musical a lei dedicato. L’omaggio, coordinato da Sergio Iapino, è stato uno dei momenti più emozionanti dell’intero Festival.
Una ballerina si è esibita sulle note di “Ballo Ballo”, “A far l’amore comincia tu”, “Rumore” e “Fiesta”. Dando le spalle al pubblico per tutta la durata della performance, l’Ariston ha quasi illuso di aver fatto tornare sul palco Raffaella Carrà. A fine esibizione però la magia si conclude simbolicamente. Con una valigia in mano, “Raffaella” sale le scale del teatro ed esce di scena, un’ultima volta.
Senza voler peccare di retorica però va sottolineato che, sulla falsa riga delle serate precedenti, il tempo concesso alla presenza femminile sul palco è stato oggettivamente troppo poco. Basti ricordare due momenti chiave della serata, durante i quali la co-conduttrice è stata un’assente presenza: durante le presentazioni dei cantanti in gara, relegata a dover leggere solo il numero per il televoto, e in occasione della comunicazione della classifica finale, letta interamente da Amadeus.
Sia chiaro, una donna conosce il suo valore anche senza “concessioni” dall’alto, ma questi sono stati momenti migliorabili e rivedibili. Così oggettivamente discutibili che si vocifera che l’attrice si sia molto risentita nei confronti del direttore artistico, al punto da rifiutarsi di accompagnarlo durante le ultime presentazioni per poi raggiungerlo solo per la proclamazione dei vincitori. Lasciandosi andare nel backstage, senza sapere di avere ancora il microfono acceso, si sono sentite chiaramente delle espressioni poco lusinghiere dirette, si pensa, ad Amadeus.
È stata una settimana piena di emozioni, polemiche, musica e parole. Una settimana divertente ed esaltante, che
sicuramente fa ben sperare per l’imminente Eurovision.
Si sa, la magia è sempre negli occhi di chi guarda, ma io credo che questo Festival abbia trionfato, migliorandosi (pur con i suoi limiti) di serata in serata. Ora si spegne la tv con un po’ di malinconia, mista all’orgoglio di sapere che la musica italiana è ancora in grado di unire.