In alcuni Comuni cercano i resti della loro memoria con i droni, a Capena, città d’arte, invece si eliminano dalla luce del sole.
Così ha deciso, motu proprio, con atteggiamento che ai più sembra padronale, la Soprintendenza in merito ai resti archeologici rinvenuti a S. Marta nel terreno del costruttore Scarpellini, tra il blocco del Tiberinus, e il sito della Nissan.
È ipotizzabile sia l’antico sito del Bivio: poche case, tombe, i resti di un mansio, antica stazione di posta, dove i viaggiatori del tempo riposavano, cambiavano cavalli e mangiavano. Ma era anche luogo di scambi e raccolta dei prodotti agricoli che da lì poi partivano per Roma.
Dal villaggio infatti partiva una via verso il fiume Tevere dove sicuramente c’era un attracco per le barche da trasporto. Una testimonianza preziosa e magica che è emersa dalla terra come a voler interrompere la fila di cemento dei capannoni. Invito respinto.
Il post del Gar di Capena cancellato dopo un’ora e 600 visualizzazioni
Scrive il Gar (Gruppo archeologico romano) di Capena: “Gli scavi eseguiti hanno restituito numerose testimonianze di un complesso attivo dall’età Repubblicana al VI sec d. C. che comprende oltre una via glareata in direzione del Tevere, un lungo tratto della via Campana e aree funerarie, anche una serie di strutture tra cui una villa rustica ed una mansio (stazione di posta). Un complesso che ci aiuta a ricostruire la storia del nostro territorio in un periodo compreso tra l’età ellenistica ed il Medioevo e che tra poco, non avremo più la possibilità di vedere perché in fase di reinterramento, privando così la comunità di riscoprire e godere del patrimonio storico-archeologico dell’antico “Ager Capenate”.
Questo testo è stato postato su facebook giovedì sera insieme ad una serie di foto, che raccontano il complesso nella sua interezza con molti particolari in rilievo. È stato tolto dopo un’ora, avendo registrato nel frattempo 600 visualizzazioni, insieme alle foto. Pare perchè non autorizzato dalla Sopraintendenza.
Sopraintendenza su scavi S. Marta sempre eulisva
È credibile perché l’Ente su questa storia ha sempre tenuto un comportamento elusivo facilitato dall’Amministrazione comunale di Capena che ha preferito lavarsi le mani sulla questione e delegare il futuro della memoria di una comunità alla burocrazia.
Un progetto di valorizzazione in realtà sembra sia stato elaborato ma cestinato. Nei mesi scorsi il nostro giornale ha inviato almeno dieci email alla responsabile dell’area tiberina e del Lucus Feroniae, non c’è stata risposta. Solo in un’occasione, la scorsa estate, la Soprintendenza ci ha inviato una piccata risposta al nostro articolo, annunciando un comunicato di precisazioni che non è mai arrivato.
Questo il testo della risposta: “Buonasera dott. Benigni, al momento non sono in servizio, rientrerò in Ufficio soltanto a partire da lunedì 6 settembre, quindi dovremo rimandare l’interlocuzione dopo quella data. Le anticipo che il nostro Ufficio vorrà rispondere al contenuto dell’articolo con una nota scritta e puntuale (credo anche in questo caso dopo il mio rientro), in quanto l’operato della Soprintendenza è sempre stato improntato al massimo impegno e sforzo per difendere la tutela del nostro patrimonio culturale, quanto scritto nell’articolo non rappresenta e non corrisponde al modo con il quale tutti noi che ci lavoriamo svolgiamo quotidianamente il nostro lavoro, con dedizione, fatica e con il SOLO obiettivo della difesa del bene comune. Lunedì sono stata contattata telefonicamente anche dal vicesindaco del comune di Capena, dott. Pelliccia, al quale ho offerto delucidazioni, rappresendando che lo scorso mese di maggio, una nota informativa sulla ripresa delle attività di scavo a Santa Marta era stata inviata anche all’indirizzo PEC del Comune. Fino ad ora si è proceduto al rinterro delle trincee che non hanno restituito evidenze archeologiche, come sempre avviene in questi casi, poiche’ non avrebbe alcun senso tenerle a vista, mentre l’area archeologica è stata ripulita da terra e vegetazione (le operazioni sono da completare) e, a breve, verranno portate a termine le indagini archeologiche preventive con scavo di sepolture già individuate nel corso di precedenti indagini preliminari già prescritte dalla Soprintendenza. Preciso, se ve ne fosse bisogno, che quanto sopra descritto (rinterro delle trincee con esito negativo e prosecuzione delle indagini preliminari) era stato autorizzato dal nostro ufficio con nota prot. 3792 del 21.05.2021, nota indirizzata alla Società Marem ma trasmessa, per conoscenza, anche al Comune (con una seconda comunicazione inviata nella stessa data, prot. 3791). La scrivente ha effettuato diversi sopralluoghi nell’area e sono in contatto costante con il professionista Archeologo incaricato dalla Società Marem di svolgere sorveglianza in corso d’opera alle attività di ripulitura. Nel ribadire che risponderemo per iscritto e più esaustivamente al mio rientro in servizio, le porgo cordiali saluti”.
Cordiali saluti, Biancalisa Corradini Funzionario Archeologo.
Siamo ancora in attesa.
L’Amministrazione sapeva ma è rimasta a guardare
Gli amministratori comunali dunque sapevano da maggio cosa stava per succedere e non hanno fatto nulla, manco una letterina. Alle nostre domande risposero che stavano elaborando un progetto. Forse si riferivano a come mettere bene in linea i mucchi di terra per “fucilare alle spalle” un pezzo della nostra memoria. Come si intravede dalla foto la ruspa per seppellire ogni cosa è già pronta.
È questa una vicenda che causa sgomento e dolore. A Capena, negli ultimi tre anni, si è parlato di buche e mai della luna. Si è persa, con leggerezza e superficialità, l’occasione di alzare una bandiera identitaria di valore generale, per curare l’orto di casa. Contro l’interramento senza alcuna discussione in nessun luogo, si sono alzate poche voci, in pubblico quella di Antonio Paris consigliere comunale d’opposizione, e in privato quella di Elvira Tommasetti che, in qualità di segretario della sezione Pd di Capena, ha chiesto al sindaco di prendere posizione. Non è stata ascoltata, nessuno lo è stato. Ora il plotone di terre è pronto a chiudere la storia.
A che pro? Scrive Antonio Paris ”Si interra l’intera area archeologica rinvenuta al Bivio di Capena nel silenzio assordante, forse complice dell’Amministrazione comunale in carica. Al posto del bello, della cultura e delle nostre origini hanno ancora una volta vinto affaristi e speculatori”.
Tutto è pronto insomma per l’ennesimo centro commerciale ad intasare un quadrante della valle tiberina super inquinato da traffico e polveri sottili.
La memoria resti sottoterra. E così sia.