Sono davvero molto felice questa settimana di presentarvi un cantautore che con il suo ultimo singolo, pubblicato il 19 Maggio su Spotify, ha davvero tutte le carte in regola per “vincere”. Non a caso utilizzo questo verbo perché, dopo un anno difficile a causa della pandemia, Gianluca Giagnorio in arte MaLaVoglia, torna “in pista” con questo nuovo brano, al quale ha affidato il compito di tradurre le sue emozioni più intime! Durante il lockdown infatti Gianluca non si è fermato e, traendo ispirazione proprio dal campione di Formula 1, ha composto il suo ultimo singolo: Hamilton.
“La simbiosi tra pilota e vettura diviene metafora esistenziale: un inno alla vita che tocca intimamente ognuno di noi.“
Ho contattato Gianluca diverse settimane fa, molto prima dell’uscita del suo ultimo singolo, per proporgli un’intervista e già dalla chiacchierata al telefono che ci siamo fatti ho capito da subito che MaLaVoglia è un mondo fantastico. Sì, perché dentro questo nome d’arte c’è racchiuso dentro tutto Gianluca: c’è la sua arte, la sua musica, la sua passionalità, intrecciate ad un’attitudine ammaliante e al forte attaccamento alle sue origini meridionali, a cui ha anche dedicato il brano Terra Rossa che nel 2019 lo ha portato direttamente tra gli 8 finalisti del prestigioso Premio Mia Martini.
“In Terra Rossa ho messo un po’ della mia storia e di tutti quelli che, come me, si portano un po’ di Sud Italia in giro per il mondo.
Perché poi alla fine, le nostre radici, ci chiamano sempre indietro.“
MaLaVoglia agli esordi però non era solo il cantautore, ma una band. Dopo aver partecipato ad Amici 11, Gianluca sente l’esigenza di formare un gruppo, i MaLaVoglia, con i quali aprirà i concerti di grandi artisti come Umberto Tozzi, Raf, I Nomadi, Alex Britti, Roberto Vecchioni, Albano Carrisi, e con i quali in seguito sarà tra i finalisti di Area Sanremo 2017 con il singolo d’esordio Allevati a Terra, metafora della società contemporanea.
“Crediamo di essere liberi ma lo siamo solo nelle nostre gabbie dorate. Siamo liberi, ma allevati a terra.”
Per quanto il nome MaLaVoglia faccia pensare al celebre romanzo di Giovanni Verga, in realtà l’origine di questa scelta nasce da una domanda che in molti ponevano a Gianluca e agli altri componenti della band: “Ragazzi, ma chi ve lo fare tutto questo sbattimento? Ma La Voglia dove la trovate?”.
Dopo lo scioglimento della band, prosegue il suo percorso artistico come solista e dopo aver vinto Area Sanremo nel 2018 con Camoscio, il suo primo inedito da solista, Gianluca si cuce definitivamente addosso il nome MaLaVoglia, a dimostrazione che quando c’è la passione “la voglia la si trova ovunque in tutto ciò che si fa. Suonare in giro e proporre la tua musica, le tue idee, esprimerti. È la voglia di vivere!”
Di seguito la bella intervista inedita che ho avuto il piacere di poter fare con lui per tutti voi cari lettori del nostro Il Nuovo Magazine.
CIAO GIANLUCA. E’ DAVVERO UN PIACERE POTER FARE QUATTRO CHIACCHIERE CON TE PROPRIO IN QUESTI GIORNI. Il TUO SINGOLO, USCITO IN ANTEPRIMA VIDEO LA SCORSA SETTIMANA E DA MERCOLEDI’ UFFICIALMENTE SU TUTTE LE PIATTAFORME DIGITALI, STA VIVENDO UN SUCCESSO STREPITOSO. COME TI SENTI?
Ti posso dire sicuramente che non me l’aspettavo, ma volevo che Hamilton fosse proprio tutto questo. La mia rinascita coincide con l’uscita di questo brano che porta dentro di sé speranza e voglia di vivere ed amare di nuovo. L’unica cosa di cui ero certo è che all’interno di questo brano ci fossero tante emozioni vere e quando ci sono questo tipo di emozioni in qualche modo hai la possibilità di essere ascoltato e sapevo che la gente l’avrebbe fatto, quanto meno tutte le persone che mi hanno sempre seguito e sostenuto, e che mi avrebbe portato nuove energie. La cosa poi si è allargata a macchia d’olio ed è entusiasmante per tutti i riscontri che sto ricevendo. Ho le mani piene di vita e sto cercando di afferrare di nuovo quello che per tanto tempo non ho sentito e mi è mancato. Ed è davvero bello.
A DISPETTO DEL TITOLO DEL TUO ULTIMO SINGOLO, IL BRANO NON PARLA DI HAMILTON, IL CAMPIONE DI FORMULA UNO, MA È UNA METAFORA, UN INNO ALLA VITA, ALL’AMORE, ALLA RINASCITA. VORREI CHIEDERTI COS’È PER TE L’AMORE?
Esatto, “Hamilton” è un inno all’amore. Un amore tra due persone con il proprio vissuto importante, se vogliamo anche ingombrante. Due persone che “hanno raccolto i pezzi di due vite da buttare” e hanno deciso di ricominciare a ballare e, insieme, andare veloci, fortissimo. Proprio come fa Hamilton, il campione che ha infranto tutti i record nella F1 di oggi. Ecco cos’è l’amore per me: due entità diverse, ma in simbiosi. Alleggerite dal peso del passato e che, senza paura, vanno a vincere il mondiale. Penso che prima di amare veramente un’altra persona, bisogna essere in grado di saper amare sé stessi.
“FACCIO UN PO’ COME HAMILTON
CHE NON SI VUOLE FERMARECON TE VADO VELOCE
MI SEMBRA DI VOLARE.”
NEL VIDEO CHE ACCOMPAGNA L’USCITA DEL TUO SINGOLO VIENE NARRATO IL LEGAME TRA I DUE BAMBINI PROTAGONISTI. CON QUESTO ESPEDIENTE, COSA VOLEVI SIMBOLEGGIARE? LA PUREZZA DI UN SENTIMENTO LEGATO ALL’INFANZIA E CHE SI VUOLE PROVARE A RIVIVERE DA ADULTI?
Hamilton rappresenta proprio questo: un sentimento puro, vero, non più contaminato dal passato che spesso ci portiamo dietro. Molte volte dall’amore, ci aspettiamo grandi cose e carichiamo di aspettative una storia che invece dovrebbe fare il suo naturale corso. La bellezza dell’amore di due bambini, invece, è unica per questo. Entrambi non si aspettano nulla. Si vivono per quello che sentono a vicenda, è un sentimento vero. È stato bravo anche Cesare Bobbiesi, il regista del video, che è riuscito a trasmettere questo mio volere. Colgo l’occasione per ringraziare Flavia Lo Cascio, l’attrice del video, e i bellissimi bambini protagonisti: Artemisia e Matteo.
PUOI PARLARE UN PO’ DI CIÒ CHE TI FA METTERE STORIE E PAROLE NELLA MUSICA?
Devo dire che rispetto a ciò che scrivevo prima di Hamilton, sono cambiato molto. Prima raccontavo il mondo che mi circondava, le esperienze di altri, i posti. Descrivevo molto di più ciò che mi ruotava attorno. Ora sono cambiato, artisticamente e non solo. Devo dire che in questo mio cambiamento ha influito questo anno e mezzo particolare, anche se già da un paio di anni ho iniziato a guardarmi dentro, raccontando il mio mondo. Mi sono messo a nudo e ho iniziato a raccontare chi è Malavoglia.
COME DEFINIRESTI IL TUO STILE?
Il mio stile lo definisco Malavoglia. Ha tante influenze, perché ascolto tanta musica diversa. A livello testuale mi piace prendere spunto dai cantautori del passato e leggendo molto ho trovato un mio modo di comunicare. A livello di sonorità invece, soprattutto negli ultimi brani che usciranno, mi sono avvicinato all’indie pop italiano.
C’È UN ARTISTA IN PARTICOLARE CHE APPREZZI, CHE IN QUALCHE MODO TI HA INFLUENZATO NELLA TUA CRESCITA MUSICALE?
Ce ne sono parecchi, perché parecchie sono le mie influenze e i generi che hanno contaminato la mia musica. Sicuramente, tra i grandi cantautori italiani, Lucio Battisti, il primo che ho iniziato a cantare. Anche Lucio Dalla ha influenzato parecchio la mia crescita artistica. Soprattutto dalla mia esperienza sulle sue Isole Tremiti di un anno fa dove ho avuto il privilegio di conoscerne bene la sua storia e una parte della sua vita. Proprio lì ho conosciuto anche i fondatori della fondazione Dalla. Spero di tornarci anche quest’anno.
IN CHE MODO LA MUSICA, SECONDO TE, SI LEGA AI RICORDI?
Penso a quanti momenti della mia vita sono legati a delle canzoni. Riascolti una canzone e ti si apre una porta su un mondo che non c’è più ma che conservi dentro di te. E ti tornano in mente persone, profumi, odori. Credo che la musica sia un ponte tra noi e le nostre emozioni. Anzi, la musica è un generatore di emozioni. E quante emozioni abbiamo legate ai ricordi?
DOPO HAMILTON ARRIVERÀ ALTRA MUSICA?
Sì. Ho scritto tanto in questo anno e credo di avere tante cose da voler condividere al più presto. La mia etichetta Matilde Dischi, mi sta sostenendo e spero che grazie ad Hamilton si creino i presupposti per lavorare con continuità. Però adesso voglio ora andare veloce con Hamilton, ripartire e rimettermi in movimento. Ne avevo bisogno. Ho un bel team, il viaggio in compagnia è migliore. Voglio ringraziare anche il mio ufficio stampa Samigo press, Igor Nogarotto e Giovanni Germanelli. È anche grazie a loro se Hamilton ha potuto iniziare alla grande il suo percorso.
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intervista a cura di Elisa Camilli