Molti di noi neanche lo sanno, ma proprio venticinque anni fa, nel febbraio 1993, si consumava nella nostra zona uno dei grandi suicidi della stagione di Mani Pulite. Su una collinetta a cinquecento metri dalla sua villa di Sacrofano, il 23 febbraio del 1993 viene ritrovato, dopo giorni di perlustrazioni e ricerche, il cadavere sfigurato di Sergio Castellari, un ex dirigente delle Partecipazioni statali (un ministero che verrà soppresso pochi mesi dopo, nel pieno della stagione referendaria di quegli anni).
Chi era Castellari? La cronaca ci dice che era un uomo potente, finito nelle indagini sulla maxitangente Enimont condotte dai magistrati di Roma e di Milano, che probabilmente non ha retto al timore del carcere e della gogna mediatica. Nel giorno in cui scompare, Castellari avrebbe dovuto essere interrogato dal PM romano Orazio Savia, ma non si presenta all’appuntamento. Si ritira invece a Il Castagneto, un ristorante di Formello, dove scrive diverse missive alla ex moglie e ai figli. Poi scompare.
Viene ritrovato una settimana dopo, su un prato in località Monte Corvino, nei pressi della sua villa, dal custode Mario Selis o forse dalle forze dell’ordine (Selis si contraddice su questo punto), con ancora addosso la pistola, infilata nella cintura dei pantaloni e con il cane alzato. Nonostante questa stranezza, ed altre incongruenze che potrebbero far pensare ad un omicidio, le indagini si chiudono confermando l’ipotesi del suicidio.
Testimoni d’eccezione
Fin qui, la cronaca ufficiale. Ma chi era Castellari, veramente? In occasione del venticinquennale della morte, siamo tornati a Sacrofano, alla ricerca di testimoni o persone che lo abbiano conosciuto dal vivo. Come prima cosa abbiamo provato a rintracciare Mario Selis, il custode di cui parlano tutti i giornali dell’epoca, ma non abbiamo avuto successo: una ricerca all’anagrafe del Comune ci ha rivelato che Selis è tornato in Sardegna, la sua regione di origine, già nel 1994, verosimilmente appena concluse le indagini.
Ma la fortuna aiuta gli audaci. A riprova di come il caso sia ancora ben presente nella memoria di diversi sacrofanesi, la nostra ricerca ci ha portato senza troppe difficoltà a Laura, una delle segretarie di Castellari, sua collaboratrice tanto al Ministero che nell’attività di consulente avviata a Sacrofano dopo la pensione.
Le parole di Laura, che ricorda benissimo le vicende, ci hanno proiettato in un’atmosfera ancora vivida e carica di affetto. “Sergio Castellari era la persona per cui lavoravo, ma anche un amico di famiglia, molto legato a mio padre. Adorava Sacrofano, in cui si era trasferito da anni e dove intendeva vivere”
Una persona conviviale
Mentre parla, Laura si alza e tira fuori da un cassetto un pacco di fotografie che la ritraggono insieme alle colleghe e a Castellari nella sua villa di Sacrofano, con immagini da cui traspare l’atmosfera conviviale delle feste. “Avevamo un bel rapporto, al punto che noi segretarie e collaboratori ci vediamo e sentiamo ancora, regolarmente. Lui era una persona socievole, amava scherzare e amava la vita. Ancora oggi fatico a credere all’ipotesi del suicidio. Anche perché le incongruenze sono tante”. Quali? “Su tutte, il ritrovamento del corpo. All’epoca, tutta la zona era stata perlustrata da forze a cavallo e elicotteri. Eppure, il cadavere è stato ritrovato solo dopo giorni, in una posizione molto visibile, anche da lontano. Com’è possibile che nessuno lo abbia visto prima?”
Quali sono i ricordi di quei giorni? “Ho ancora davanti agli occhi l’immagine dei finanzieri che perquisivano l’ufficio di Sacrofano. Castellari non c’era, e l’ufficio era invaso da persone che frugavano ovunque. Poi ricordo lo strano nervosismo, la paura degli ultimi giorni, come se si aspettasse qualcosa. Temeva anche per me e non voleva che uscissi dall’ufficio da sola o che lasciassi le finestre aperte” E poi gli interrogatori, la pressione della stampa. Come li hai vissuti? “Sono stata interrogata, come tutti, ed è stato duro. Però con la stampa non ho mai parlato, questa è la prima volta che parlo in pubblico dei miei ricordi. All’epoca avevo vent’anni, e la mia famiglia mi ha protetto”.
I suicidi eccellenti
Chi all’epoca c’era, ricorderà che all’epoca di Tangentopoli i suicidi eccellenti non sono stati pochi. In particolare, la morte di Castellari viene spesso associata a quella dell’imprenditore Raul Gardini, l’industriale romagnolo asceso alla presidenza di Montedison, e a quella, avvenuta in carcere, del Presidente dell’Eni Gabriele Cagliari, sempre nel 1993, a pochi mesi di distanza. Come hai vissuto queste vicende, all’epoca? La domanda è forse ispirata dal libro di Almerighi “Tre suicidi eccellenti”, che peraltro avanza documentati dubbi sull’ipotesi dei suicidi.
Laura sembra leggermi nel pensiero e, a sorpresa, estrae il volume dalla sua libreria. “Ho letto il libro, ma non mi convince. Come a molti in paese, mi restano molti dubbi sulla vicenda. Alcuni immaginano addirittura che quel corpo non fosse neanche il suo. E io, in cuor mio, quasi lo spero”.