di Maria Vittoria Massarin

 

“Con che coscienza un giovane salta la lista e si fa vaccinare?”

Queste le parole di Mario Draghi durante la conferenza stampa del 9 aprile, con cui critica aspramente tutti quelli che per lui rientrano nella categoria dei “furbetti del vaccino”. Lascia perplessi che proprio lui, abile comunicatore e politico esperto, si scagli così duramente contro chi colpe non ne ha.

Perché i veri colpevoli forse sono proprio coloro che il servizio dovevano garantirlo a tutti, partendo dai più fragili, come stabilito dalla strategia governativa. Non bastava sapere di ultra 80enni allettati ancora non vaccinati per mancanza di risorse per i vaccini a domicilio, non sono serviti a niente neanche gli scandali delle dosi non usate e somministrate ad amici e parenti. La Regione Lazio ha scritto un nuovo capitolo negativo.

Da quando la campagna vaccinale si è estesa anche ai soggetti non estremamente vulnerabili, il sito Salute Lazio ha dimostrato di non essere all’altezza dell’alto traffico di utenti che inevitabilmente si sarebbero connessi per poter prenotare il vaccino. La mia esperienza si potrebbe riassumere in 4 giorni intensi di tentativi, attese e speranze vane, senza dimenticare l’ansia che la disorganizzazione del sito provoca. Dovendo prenotare per i miei genitori, la tensione era doppia: avevo una responsabilità verso le persone che ho cercato di proteggere durante tutta la pandemia, era il mio compito più importante.

Ho perso il conto di tutti i tentativi fatti e delle ore passate davanti al computer o al telefono con gli operatori, ma una cosa è certa: questo step della campagna vaccinale doveva essere migliore. Capitava, a volte, di trovarsi a prenotare contemporaneamente ad altre persone, di aspettare per ore davanti ad uno schermo blu ad osservare la pagina caricare o ancora, di riuscire a prenotare, non ricevere il promemoria, e quindi non poter accedere alla prenotazione perché sprovvisti del numero della richiesta. Come è possibile che sia così difficile prenotare un
vaccino? Come fa chi non ha un parente o amico disposto ad aiutarlo?

Appare quindi chiaro, che i colpevoli non vadano ricercati fra i giovani o addirittura nelle categorie inserite nei DPCM. I primi responsabili purtroppo sono da ricercare nelle Regioni, ed è da loro che si dovrebbe partire per far finalmente decollare la campagna vaccinale, per tutti allo stesso modo.

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