Nicotiana tabacum è una pianta ormai nota che ha conosciuto il nostro continente quando i colonizzatori europei, evidentemente affascinati dall’usanza dei nativi americani di fumarne le foglie, decisero di importarla dando il via ad una repentina diffusione. In Europa, appena un secolo dopo la comparsa di questo prodotto, re Giacomo I d’Inghilterra pubblicò la sua “invettiva contro il tabacco”, descrivendo dettagliatamente i presunti danni causati dal fumo di questa pianta. Re Giacomo non fu l’unico a schierarvisi contro, contemporaneamente la Cina istituì la pena di morte per chi la coltivasse e, nel 1630, in Svizzera vigeva il divieto assoluto al consumo della stessa. Anche la Germania nazista non provava molta simpatia verso questo vizio e promosse una aggressiva campagna contro di esso, arrivando a definirlo “masturbazione polmonare”. Insomma, il fumo ha sempre avuto molti nemici ma, ciò nonostante, l’industria del tabacco è riuscita a prosperare, probabilmente aiutata dall’immagine di carisma e mistero che molti divi del cinema, sotto pagamento, hanno trasmesso al grande pubblico. Certo è che vedere grandi attori fumare esercita un ascendente psicologico notevole ma la dipendenza psichica che sperimenta il fumatore abituale è così forte che c’è chi ne paragona l’intensità a quella dell’eroina e della cocaina. A questo si aggiunge una più o meno forte dipendenza fisica. Come è ormai ben noto, questi effetti sono dovuti alla nicotina, un potente alcaloide prodotto dalla pianta del tabacco che svolge la funzione difensiva di neurotossina, così da dissuadere gli insetti dal cibarsene. Nell’uomo, assunta in piccole dosi, stimola il rilascio di una serie di neurotrasmettitori tra cui la dopamina, portando ad una sensazione di piacere, minore ansia e rilassamento vigile. Oltre a ciò, stimola le ghiandole surrenali a secernere adrenalina che a sua volta porta all’aumento del glucosio ematico, della pressione sanguigna, della frequenza cardiaca e della respirazione, agendo quindi da energizzante. A seconda della dose, la nicotina agisce da stimolante (basse dosi) o da inibitore dei recettori colinergici; in quest’ultimo caso è capace di paralizzare la muscolatura scheletrica, compresa quella respiratoria, esplicando l’azione difensiva progettata dalla pianta. La dipendenza sperimentata dai fumatori è dovuta alla reazione del cervello che, conseguentemente ad un’esposizione prolungata a questa sostanza, aumenta il numero di alcuni recettori implicati nel circuito del piacere. Ciò non fa altro che amplificare la sensazione di bisogno di fumare, rendendo più intense le crisi di astinenza. Per quanto la nicotina fidelizzi i fumatori, non è lei che li fa ammalare. Come ormai molte ricerche hanno sottolineato, durante la combustione della sigaretta si producono almeno 69 sostanze cancerogene, responsabili degli effetti dannosi di questo vizio. Tra questi: idrocarburi policiclici aromatici (IPA), nitrosamine e alcuni composti radiogenici come il polonio-210. Ciò nonostante, fumare è molto piacevole e, per quanto oggi la consapevolezza dei danni ad esso associati sia alta, i fumatori fanno fatica a lasciarsi quest’abitudine alle spalle.
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