Lamentarsi per la cattiva qualità dei programmi televisivi fa molto tendenza, così come protestare per le tasse, esplicite e occulte, che “tartassano i poveri cittadini”. Forse è vero. Però ci sono anche casi in cui, guardando la televisione, ci troviamo a pensare che in fondo i soldi del canone possono essere utilmente spesi.

È il caso di “IO SONO INNOCENTE”, un programma di inchiesta serale di RAI3 condotto da Alberto Matano, che scavando nella cronaca  passata, raccolta storie di cittadini più o meno famosi, vittime di errori giudiziari e del giustizialismo mediatico.

La puntata andata in onda domenica 8 aprile era particolarmente significativa tanto dal punto di vista nazionale, che (in modo indiretto) anche per la nostra memoria locale. Delle tre storie narrate dal programma, una  ‑ di rilevanza nazionale ‑ ricordava l’errore giudiziario per eccellenza della storia italiana recente: il caso Tortora.

Un caso importantissimo, non solo per la gravità dei fatti occorsi, ma anche perché segna un confine netto nella nostra coscienza collettiva. Dopo Tortora, nessuno può più negare che la giustizia italiana funzioni male e che la stampa non sia spesso complice, per sciatteria, conformismo o interesse, di questo cattivo funzionamento.

Il secondo caso riguardava Lorena Morselli, una madre della Bassa Modenese a cui, venti anni fa,  gli assistenti sociali sottrassero per sempre quattro figli con l’accusa di pedofilia, ed è anch’esso un caso di scuola.

Le indagini investirono un intero paese (Finale dell’Emilia), produssero decine di arresti, ingenti spese pubbliche per la ricerca di prove mai trovate. Soprattutto, decine di bambini furono sottratti per sempre alle famiglie e ai genitori, e ci furono diversi suicidi o morti di crepacuore. Fra questi i più noti sono il sacerdote Don Govoni e il marito di Lorena, Delfino Covezzi, entrambi morti di infarto.

Ma la rilevanza locale, dov’è? Presto detto: a guardarlo da vicino, il caso di Finale dell’Emilia, oltre ad essere un caso di malagiustizia, in cui magistratura, forze dell’ordine e istituzioni sanitarie commisero errori razionalmente incomprensibili, è anche un caso di patologia sociale. Un esempio di “isteria collettiva” molto simile (ma potremmo dire fotocopia) a quello avvenuto dieci anni fa a Rignano Flaminio.

Non a caso, all’epoca, Lorena Morselli si mise in contatto con le maestre di Rignano per aiutarle ed esprimere loro la sua solidarietà. In un certo senso, quindi, l’8 aprile la puntata di “IO SONO INNNOCENTE” parlava anche di noi e alla nostra memoria.

Soldi ben spesi, appunto.

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