“Hosomaki” “Uramaki”, “Nigiri”: a leggerli così sembrano solo termini giapponesi senza alcuna particolare rilevanza. In realtà, si tratta di alcune delle varianti di sushi più in voga tra i giovani italiani e non solo.
L’ormai celebre alimento nipponico vede le sue origini intorno al IV secolo d.C. proprio nella terra del Sol Levante ed inizialmente era stato pensato semplicemente come metodo di conservazione del pesce fresco: l’animale veniva pescato, eviscerato e conservato con riso e sale in modo da poterlo conservare il più a lungo possibile senza temere muffe e patogeni per stoccarlo e trasportarlo. Il riso non veniva consumato ma eliminato, solo in un momento successivo verrà consumato insieme al pesce (prima fermentato, poi bollito con l’aggiunta di aceto).
Oggi il sushi è uno dei piatti etnici più popolari. Il numero di attività di ristorazione basate sulla cucina giapponese è in continua crescita ma la domanda da parte degli italiani non sembra voler diminuire; anche nei territori coperti da “Il Nuovo Magazine” non mancano esempi di eccellenza in questo campo. Lo sanno bene i cittadini di Capena e Morlupo (ma anche dei paesi limitrofi).
Persone di tutte le età affollano “Dinzu”, situato al bivio del paese tiberino, praticamente tutte le sere con veri e propri pienoni nelle serate del week-end. Stessa cosa accade a “Casetta Maki” che viene apprezzata anche online con la sua votazione 5 su 5 sul celebre sito di recensioni TripAdvisor.
Ma perché il sushi viene apprezzato così tanto e soprattutto da chi? Una ricerca della piattaforma statunitense di ordinazione e consegna di cibo “Uber Eats” (effettuata in occasione del “Sushi Day”, ricorrenza che cade ogni 18 giugno, del 2021) ha provato a rispondere a queste domande, riportando dati piuttosto interessanti.
La maggior parte dei consumatori di sushi appartengono alla fascia di età 18-34, i quali apprezzano maggiormente le tendenze fusion delle pietanze nipponiche. Risultano però in crescita anche i consumatori più grandi, molto spesso influenzati da parenti o amici più giovani o comunque maggiormente appassionati della cultura giapponese.
Non sono state riscontrate, inoltre, particolari differenze a seconda delle stagioni: secondo il 76% degli intervistati, il sushi è un “cibo desiderabile tutto l’anno”. È anche un ottimo modo per stare in compagnia: il sushi “è ancora più desiderabile in compagnia” (54%) oppure è un “ottimo modo per stare con gli amici di sempre” (49%) ma c’è anche chi la pensa diversamente. Secondo il 21% dei rispondenti al sondaggio, il sushi è un momento di “sano egoismo” perché “ordinarlo e mangiarlo da soli non ha prezzo”.
Il rapporto qualità-prezzo è un altro punto a favore del sushi: molti ristoranti scelgono la formula dell’“all you can eat”, che permette al cliente di consumare quanto desidera per un prezzo fisso. Molto spesso quindi, le cene (o i pranzi) a base di sushi diventano occasioni per abbuffarsi di ogni possibile prelibatezza a prezzo vantaggioso. Dall’analisi di UberEats, il 12% dei consumatori si definisce “pozzo senza fondo” perché finisce puntualmente per esagerare mentre il 7% è “compulsivo” in quanto finisce per ordinare tutto quello che riporta il menù.
Occhio a non esagerare però! In molti ristoranti, nel caso in cui non si finisca tutto ciò che si è ordinato, è prevista una penale che andrà a pesare sul conto finale. Un’ottima trovata per evitare eccessivi sprechi di cibo che troppo spesso vedono protagoniste le attività di ristorazione.
Luca Pellegrini