Come abbiamo visto in questa rubrica, attualmente i rifiuti sono uno dei principali problemi che si stanno affrontando a livello nazionale ed internazionale. Per rifiuti si intende tutta una serie di materiali solidi e liquidi che vengono prodotti durante le diverse attività sul pianeta e, generalmente, l’anidride carbonica non rientra in questa categoria; o meglio fa categoria a parte.
La riduzione della CO2 è uno degli obiettivi cardine dei piani ecologici che gli Stati sottoscrivono, essendo la forma di rifiuto che prima di tutti ha iniziato ad allarmare gli scienziati anni fa. L’anidride carbonica è una molecola indispensabile per la vita sul pianeta ma, la sua eccessiva produzione, è causa del crescente riscaldamento globale e di tutti i cambiamenti climatici connessi. Fin qui nulla che già non si sappia.
Invece, quello che forse è un po’ meno noto è quanto i vari settori influiscano sull’emissione totale dei gas serra. Come è intuibile in testa c’è la produzione di elettricità e calore con il 25% di CO2 emessa sul totale prodotto, seguita da agricoltura ed utilizzo del suolo con il 24%, Industrie con il 21%, Trasporti con il 14%, settore delle costruzioni con il 6% ed un restante 10% dovuto ad altre attività.
Considerando che la produzione di elettricità e calore proviene in larga parte dalla combustione di fonti fossili, il modo migliore per abbattere la CO2 è quello di affidarsi alle fonti rinnovabili. Sulla base di questo concetto nel 2021 gli investimenti globali per la transizione energetica hanno raggiunto i 755 miliardi di dollari, segnando un record mondiale. Di questi 755 Mrd la metà (366 Mrd) sono stati investiti nelle energie rinnovabili mostrando quanto la spinta da parte dei vari Paesi in questa direzione sia forte.
Tuttavia, per puntare al raggiungimento dello zero netto di emissioni di gas serra è necessario triplicare gli investimenti da oggi al 2025, per poi raddoppiarli ulteriormente nei 5 anni successivi e proseguire con questo andamento fino al 2035 e, presumibilmente, anche oltre.