Il 25 settembre a Canino al Teatro comunale si terrà l’ennesima manifestazione di protesta contro l’ipotesi di un mega deposito nazionale di scorie nucleari. Le probabilità che sarà proprio la Tuscia, a ospitare i 95 mila metri cubi di materiale radioattivo di cui 78mila a bassa e media attività, 17 mila di alta attività, sono molto alte. Sono 21, dei 51 totali in Italia, i siti i che si trovano nella Tuscia viterbese, indicati dalla Sogin, la società a partecipazione interamente statale incaricata dell’individuazione e della gestione dello stoccaggio delle scorie. (https://www.sogin.it/it) .
Per intenderci per diventare pressoché inerti, cioè per smettere di emanare radiazioni pericolose per la salute, si va dai decenni per le scorie a bassa attività, ai secoli per quelli a media attività, fino alle centinaia di migliaia di anni per le scorie più pericolose, quelle ad attività alta. La scelta di Canino per questa manifestazione non è casuale. Il centro dell’alta Tuscia, famoso per l’olio DOP e l’asparago verde IGP, è presente in cinque degli ambiti territoriali del viterbese dove potrebbe sorgere il sito di stoccaggio.
“Dobbiamo assolutamente evitare questa possibilità – dice Giuseppe Cesetti, sindaco di Canino – e per farlo bisogna sensibilizzare di più le persone. Molti non si rendono conto del pericolo. Al di là delle implicazioni che coinvolgono la nostra salute, per la nostra economia sarebbe un disastro. Abbiamo fatto tanti sacrifici in tanti anni per promuovere i nostri prodotti, il nostro olio extravergine è uno dei più conosciuti al mondo. E poi abbiamo beni archeologici, una natura ancora incontaminata, abbiamo le Terme di Vulci. Tutto un insieme di valori – continua il primo cittadino – che significano turismo di qualità. Se dovessero scegliere la Tuscia per stoccare le scorie nucleari sarebbe un danno d’immagine enorme: per tutta la zona sarebbe la fine. E’ evidente che il nostro obiettivo è quello di continuare a sviluppare gli elementi valoriali della Tuscia, come stiamo facendo, non certo diventare un sito di stoccaggio di materiale radioattivo”.
La manifestazione coinvolgerà tutti i sindaci dei comuni della Tuscia, non solo quelli indicati dallo studio della Sogin perché un eventuale sito di stoccaggio nella zona rappresenterebbe un danno per tutta l’area, a forte vocazione agricola, con borghi pregiati, boschi, bellezze naturalistiche e storiche. Dice Francesco Di Biagi, sindaco di Latera, piccolo paese vicino a Ischia di Castro, comune che rientra nel novero dei siti ritenuti idonei: “Un sito del genere proprio no, si sono già accaniti sul territorio con l’eolico, i pannelli solari, direi che ora basta con rovinare la nostra zona”.
Poi c’è anche il fattore sismico. Lo scorso agosto a Canino c’è stato un terremoto del terzo grado della scala Richter, senza considerare che nei vari ambiti territoriali indicati, sono comprese anche Tarquinia e Tuscania. Proprio a Tuscania, nel 1971 un tremendo terremoto di intensità 5.2 semidistrusse la città: ventidue furono i morti e oltre cento i feriti. Tutta la Tuscia, come confermano studi recenti dell’INGV è a medio rischio sismico. Ma la questione scorie nucleari interessa anche la nostra zona. Tra i luoghi indicati per lo stoccaggio delle scorie c’è anche Corchiano, un comune nei pressi di Civita Castellana. Nel raggio di circa 20 chilometri o poco più in linea d’aria ci sono Rignano Flaminio, Sant’Oreste, Ponzano, Mazzano, Nazzano, Torrita Tiberina, Filacciano, Magliano Romano, Fiano Romano. Ma è chiaro che nel caso di un malaugurato incidente la zona interessata sarebbe molto più vasta.
Secondo gli organizzatori della manifestazione del 25 e secondo i vari comitati sorti spontaneamente per scongiurare questa ipotesi sarebbe più logico stoccare le scorie radioattive nei luoghi dove si trovano le varie centrali nucleari in Italia. “Lotteremo fino alla fine – fanno sapere – per cancellare questa ipotesi scellerata. Siamo disposti ad arrivare fino allo scontro pur di scongiurarla”.
Ma quali sono i siti in Italia dove si trovano le scorie radioattive da stoccare? Si tratta delle quattro centrali nucleari chiuse negli anni Novanta: Trino (Vercelli), Caorso (Piacenza), Latina e Garigliano (Caserta). Dell’impianto Fabbricazioni Nucleari di Bosco Marengo (Alessandria) e dei tre impianti di ricerca sul ciclo del combustibile di Saluggia (Vercelli), Casaccia (Roma) e Rotondella (Matera) (https://www.depositonazionale.it). Il sindaco di Trino vercellese ha già dato la disponibilità di mettere in sicurezza le scorie della centrale, ma secondo la Sogin il sito non sarebbe idoneo. La partita è ancora aperta, forse dopo la manifestazione del 25 settembre, cui sono stati invitati diversi consiglieri regionali e anche il presidente del Lazio, Francesco Rocca, ne sapremo qualcosa di più. Il rischio, comunque, rimane alto.