La recente approvazione del decreto Salvini (il decreto immigrazione e sicurezza) sta avendo un impatto anche su molte realtà locali. A Rignano Flaminio, dove opera da oltre un anno un interessante esperimento di accoglienza diffusa, c’è preoccupazione, ma anche determinazione a risolvere i problemi che questa misura sta generando.
COSA ACCADE CON IL DECRETO SALVINI
Ma partiamo dall’inizio. Il decreto immigrazione (di recente convertito in legge con voto di fiducia dal Parlamento) ha introdotto molte modifiche nella gestione dell’immigrazione, in particolare per quel che riguarda i rifugiati.
La misura più criticata (e gravida di conseguenze sulla vita delle persone) prevede la soppressione dell’istituto di protezione umanitaria.
- Soppressa la protezione umanitaria
La protezione umanitaria è uno status che viene riservato a singole persone che, per motivi legati alla loro situazione personale, sono costretti a fuggire dal paese di origine.
A differenza dello status di rifugiato (che riguarda persone che fuggono da paesi come la Siria, dove lo stato di guerra e di insicurezza è generale), dà diritto a un permesso di soggiorno di massimo due anni.
Questo istituto, tipico dell’Italia, mira a dare attuazione all’articolo 10 della Costituzione, che protegge i diritti dei cittadini stranieri ai quali “sia impedito” nel loro paese “l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana”.
Sotto nomi e forme leggermente diverse, tuttavia, una misura analoga esiste anche negli altri paesi dell’Unione europea (20 paesi su 28).
- Esclusione dall’anagrafe
Un’altra misura particolarmente vessatoria per la vita delle persone prevede l’esclusione dei richiedenti asilo dal registro dell’anagrafe. Chi è in attesa di ricevere lo status di rifugiato, non può più avere la residenza, con tutte le complicazione che questo comporta.
- Indebolimento delle misure di integrazione
Infine la nuova legge limita l’azione del sistema Sprar, il sistema di “accoglienza diffusa” principalmente gestito dai Comuni che consente di promuovere l’integrazione, evitando ghettizzazioni e insicurezza.
COSA SUCCEDE ORA?
La legge viene applicata dal 1° dicembre e ha prodotto effetti tangibili per molte famiglie che, dall’oggi all’indomani, si sono viste revocare una protezione già assegnata e hanno perso casa, residenza e accesso a servizi di formazione.
Nei nostri comuni (che dipendono dalla prefettura di Roma) l’applicazione della legge procede in modo ragionevole e umano, dando il tempo alle strutture che gestiscono l’accoglienza di cercare reti in cui immettere le persone che dovranno uscire dai centri.
Buttare intere famiglie con bambini per strada infatti non risolve nessun problema, tutt’al più ne crea altri.
In provincia di Rieti, invece le cose vanno diversamente, e la legge è applicata immediatamente e senza deroghe.
COME AIUTARE
Il decreto colpisce persone che hanno già avviato un percorso verso l’integrazione e l’autonomia, frequentando corsi e cominciando a lavorare.
In particolare, a Rignano Flaminio fra gli ospiti del centro gestito dalla Meeting Point figura una giovane coppia nigeriana che, grazie alla protezione umanitaria, aveva già seguito corsi di informatica e italiano e sta ora cominciando a lavorare.
Per impedire che quanto fatto finora venga perso, e consentire il proseguimento delle attività avviate, la cooperativa InMigrazione ha lanciato il progetto UmanItalia per “dare rifugio alle vittime del decreto Salvini”.
Con una campagna di crowdfunding a cui è possibile contribuire con piccole somme cliccando sul link, l’iniziativa intende finanziare misure di sostegno alle famiglie sfrattate dai centri di accoglienza per aiutarle a completare i percorsi avviati verso l’autonomia lavorativa e abitativa.
Una soluzione che, a giudicare dai fondi raccolti finora, sta avendo un discreto successo e che offre a tutti noi la possibilità di fare qualcosa di concreto. Non poco.