Il sindaco di Ponzano Sergio Pimpinelli ha passato la vita nei corridoi e viali dell’Università La Sapienza e, ancora oggi, in quanto professore emerito, ha tra quelle mura un ufficio. Da anni chiede che l’Università faccia i conti con il passato e il ruolo dei docenti nell’approvazione e applicazione delle leggi razziali. E lo ha fatto anche quest’anno chiedendo ancora una volta chiarezza e atti conseguenti per arrivare – come scrive nella lettera che pubblichiamo integralmente – almeno alla decenza di togliere eventuali intitolazioni di aule, istituti e quant’altro a personaggi che si macchiarono di quelle ignominie .“Per anni – ci racconta – ho scritto una lettera aperta ai vari rettori in occasione della Giornata della memoria senza avere una risposta. L’ho scritta anche quest’anno perché la memoria si coltiva sempre e ogni giorno è il giorno giusto per non dimenticare, per non voltarsi dall’altra parte. E anche perché quando una comunità non fa i conti con il proprio passato rimane priva di anticorpi e quindi ancora esposta a trascorse e devastanti infezioni ideologiche”.
Ecco il testo della lettera. ,
LE LEGGI RAZZIALI E LA SAPIENZA NELLA GIORNATA DELLA MEMORIA
Lettera aperta alla Rettrice dell’Università di Roma, La Sapienza
Cara Rettrice
Oggi, in occasione della celebrazione della giornata della memoria ho guardato il video del tuo intervento e ho trovato parole nobili e condivisibili quali per esempio, “L’università deve continuare ad essere un faro di dialogo e di scambio culturale contribuendo quindi ad allargare gli spazi di riflessione e di azione”. Quello che mi ha colpito di più in questa frase è stato “continuare”! Proprio perché questo è il giorno della memoria mi sembra doveroso ricordare che la nostra università non è sempre stata un faro di dialogo. Ricordo a tutti che la gran parte dei firmatari del manifesto della razza furono personaggi del mondo accademico della nostra università e molti altri aderirono (per non parlare poi dei loro numerosi scritti razzisti e antisemiti nelle varie riviste e giornali dell’epoca) contribuendo così al realizzarsi di quello che poi è accaduto.
Inoltre in quegli anni non si esercitò il libero pensiero, qualità intrinseca di una università, in quanto i docenti furono obbligati a giurare fedeltà al fascismo pena il licenziamento come accadde ai pochi che rifiutarono tale imposizione. Per non parlare poi dell’emorragia intellettuale dovuta alla perdita di molti accademici ebrei. Dopo la guerra per molte ragioni, alcune comprensibili ed altre oscure, come accadde negli organi amministrativi dello stato anche nelle università non ci fu una approfondita analisi delle responsabilità con i conseguenti provvedimenti punitivi.
Pertanto, proprio per non tradire la memoria di quegli avvenimenti, ritengo che si dovrebbero fare i conti con il passato per riconoscere i gravissimi errori commessi e accertare responsabilità, per arrivare almeno alla decenza di togliere eventuali intitolazioni di aule, istituti e quant’altro a personaggi che si macchiarono di quelle ignominie.
Comprendo che molto probabilmente queste proposte, dettate dalla mia coscienza di cittadino e di scienziato, operante in un campo sensibile come la genetica, potrebbero essere ritenute destabilizzanti e inopportune in quanto generatrici di possibili polemiche, imbarazzi e divisioni indesiderate.
Tuttavia non posso non ricordare, in primis a me stesso, che, come ho già avuto modo di scrivere in occasione delle polemiche su un professore della Sapienza negazionista, “quando una comunità non fa i conti con il proprio passato rimane priva di anticorpi e quindi ancora esposta a trascorse e devastanti infezioni ideologiche”.
L’esigenza di liberarsi dalla palude delle convenienze, degli opportunismi e del falso rispetto umano diventa urgente nel caso dell’università in quanto luogo di esercizio del libero pensiero critico che dovrebbe contribuire alla formazione di una società pluralista, equilibrata e compiutamente civile.
In conclusione ritengo che sarebbe molto opportuna almeno una riflessione su questi temi magari attraverso un convegno che discuta su “UNIVERSITÀ E RAZZISMO: PASSATO, PRESENTE E FUTURO”.
Sperando nella tua sensibilità di persona liberale e democratica Ti invio i miei più cordiali saluti. Sergio Pimpinelli Professore emerito di genetica