L’attenzione portata martedì 20, in prima serata su Striscia la notizia, alla questione della valorizzazione dell’antica Veio è stata quantomai gradita e opportuna, in un momento in cui la chiusura forzata dei luoghi della cultura a causa della pandemia rischia di far dimenticare o passare in secondo piano alcune delle bellezze del nostro territorio.
Ciò nonostante, va sottolineato che penetrare nelle aree archeologiche chiuse e recintate senza autorizzazione della Soprintendenza e manomettere i beni archeologici (sia pure con buone intenzioni) è un reato e mette a rischio proprio quelle testimonianze di arte e di cultura che si intendono apprezzare e proteggere. Ad esempio, non è bene rimuovere lo strato di terra lasciato di proposito dagli archeologi a protezione di un mosaico, a meno che non si intenda restaurarlo.
Il pianoro urbano della città di Veio è un sito archeologico e naturalistico di grande estensione, compreso nel Parco di Veio e incuneato nel XV Municipio di Roma Capitale, che spesso viene trascurato e dimenticato dai normali percorsi turistici. Ma il territorio riserva ancora scorci meravigliosi e paesaggi sorprendenti per i visitatori che vi si avventurano, magari come pellegrini lungo la Via Francigena.
Il rapporto difficile che ancora oggi caratterizza Roma e Veio continua quello che già nell’antichità ha contrapposto le città rivali sui due lati del Tevere e ha fatto della metropoli etrusca la prima grande avversaria a cadere sotto i colpi dell’espansione romana.
Oggi un recupero di tale rapporto è finalmente possibile e deve essere perseguito con tutte le risorse disponibili.
Per questo motivo, già da alcuni mesi il Ministero della Cultura ha condiviso un progetto di ricerca, tutela e valorizzazione con la Sapienza Università di Roma e l’Ente Regionale Parco di Veio, che da molti anni spende impegno ed energie per la promozione del territorio (www.parcodiveio.it).
Il titolo del progetto, “Veio: Lost City”, richiama l’aura leggendaria di una città scomparsa, da riscoprire e valorizzare e non da esplorare e saccheggiare alla maniera dei ‘cercatori di tesori’.
La collaborazione dei dipartimenti della Sapienza di Architettura e Progetto e di Scienze dell’Antichità fornisce le competenze necessarie a programmare un piano strategico di riqualificazione dell’area archeologica e naturale, alla quale prendono parte attiva la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale, competente per territorio; la Direzione dei Musei Statali della Città di Roma, titolare del santuario di Portonaccio; e il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, dove le maggiori testimonianze archeologiche di Veio sono esposte.
Gli interventi di progetto coniugano gli obiettivi di riqualificazione e valorizzazione con le esigenze di messa in sicurezza e accessibilità delle aree archeologiche attualmente chiuse al pubblico. A tempo debito saranno coinvolti nella progettazione, anche gli enti locali interessati al territorio di Veio, che si estende su diversi comuni e arrivava nell’antichità fino alla riva destra del Tevere.
Un primo risultato è stato già ottenuto dal Parco di Veio, che in accordo con la Soprintendenza ha portato a termine la nuova edizione della “Guida Archeologica del Parco di Veio”, che a breve verrà presentata nel Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, inaugurando così la nuova stagione di valorizzazione della “città scomparsa” etrusca e romana.