A Villa Borghese, nel cuore di Roma, per due giorni è andata “in onda” la Festa dei Piccoli Comuni del Lazio. Negli stand i 65 centri hanno messo in mostra la loro ricchezza fatta di prodotti enogastronomici, epifanie di sapori e profumi, paesaggi integri, artigianato di pregio. La manifestazione è stata sostenuta dalla Regione Lazio in collaborazione con Legambiente Lazio, Slow Food, e la partecipazione del Comune di Roma e Arsial. Siamo alla quinta edizione ed il successo di pubblico cresce. Per la Valle Tiberina hanno partecipato Ponzano, Filacciano e S. Oreste. Nel Lazio i comuni sono 378 , la galassia dei piccoli, cioè quelli con meno di 5000 abitanti sono 265, la stragrande maggioranza. Questo spiega perché la Regione ha istituito un ufficio ad hoc e finanziato un bando per tre anni consecutivi con 12 milioni di euro e 301 progetti finanziati.
Cristiana Avenali, qui l’antidoto allo spopolamento
“Vogliamo con forza che questi Comuni non solo non scompaiano, spopolando – ha detto Cristiana Avenali , responsabile regionale dell’ufficio piccoli comuni – per farlo occorre che siano sempre più conosciuti e valorizzati, perché sono uniche le loro storie, oltre all’ambiente ed ai prodotti gastronomici. Qui si concentra l’idea di Paese e di Regione di cui oggi abbiamo bisogno per costruire futuro”.
Carlo Petrini slow food
Carlo Petrini di slow food ha detto che la chiave per superare la marginalità è l’innovazione che rispetta la tradizione ma va oltre. I picoli centri sono l’espressione di un fronte di innovazione. Il soggetto che può attuare una reale innovazione duratura sono le comunità, perché si basano su quella sicurezza affettiva che può praticare un vero e proprio cambio di paradigma. Le comunità sono incentrate sulla gioia e la felicità e possono essere sia lo strumento per il cambiamento sia l’obiettivo di una nuova socialità – ha aggiunto Petrini – E con queste dobbiamo affrontare il lungo periodo di transizione agroecologica che ci aspetta”.