Cadere e sapersi rialzare. La resistenza umana porta con sé la forza e la speranza di poter raggiungere un futuro migliore. Non importa quante volte si possa sbagliare, quante volte si possano ricevere colpi: l’istinto umano sarà alla fine quello di andare avanti con una nuova energia.

È proprio questa energia rinnovatrice a guidare ‘Voci dal Carcere’, la storica sezione del MedFilm Festival (festival del cinema mediterraneo) dedicata alla creatività dei detenuti delle carceri. Storica perché si inserisce nel Progetto Methexis, che dal 2001 riunisce gli istituti di pena italiani aderenti e gli studenti provenienti dalle Scuole Nazionali di Cinema di Spagna, Francia, Croazia, Italia, Grecia, Marocco, Libano, Giordania, Tunisia, Egitto, Israele, Turchia, Iran, e altri. Gli studenti lavorano con i detenuti e le detenute per la produzione di cortometraggi che parlino delle loro storie. Le opere corali vengono poi giudicate da una giuria composta da studenti di cinema e dai detenuti.

Quest’anno, i 12 cortometraggi della sezione sono stati proiettati il 9 novembre alla presenza di alcuni dei registi. Tra di essi ne spiccano due, per la loro vicinanza al nostro territorio e perché coinvolgono due Case Circondariali, strutture cui sono detenute le persone in attesa di giudizio o quelle condannate a pene inferiori ai 5 anni.

Da ‘Vie di fuga’

I cortometraggi di Rebibbia e Terni nella sezione ‘Voci dal carcere’

Entrare fuori, uscire dentro è il corto curato da Enzo Aronica realizzato con i detenuti della Terza Casa Circondariale di Rebibbia e gli studenti dell’I.I.S.S. “J. Von Neumann”. Nasce dall’esperienza di formazione dei detenuti, diventati studenti in laboratori, riprese, scrittura e post-produzione. Il risultato è una serie di pensieri e immagini che parlano di un passato di nostalgia, un presente di attesa, e un futuro di paure e speranze.

Vie di fuga (di Michela Carobelli) è il risultato dei due corsi di audiovisivo e montaggio attivati nella Casa Circondariale di Terni. Racconta l’esperienza di Martina, docente dell’Ipsia “Sandro Pertini”, al suo primo giorno di scuola in un carcere. Inizialmente timorosa, entra in contatto con detenuti, agenti e colleghi, scoprendo il percorso di reinserimento sociale dei detenuti attraverso le attività trattamentali. Nella preparazione del pane, nell’apicoltura, in biblioteca, nel teatro, il cortometraggio offre una visione del mondo carcerario dove queste iniziative rappresentano possibilità concrete di speranza e riscatto. Il messaggio è profondamente umanista: le carceri possono essere luoghi di trasformazione e resistenza in grado di cambiare le persone.

Queste due storie, così come le altre realizzate negli istituti di pena di tutta Italia, hanno il grande merito di raccontare la resistenza umana di chi sta scontano la propria pena ma sa di poter avere una vita migliore. Mettersi in gioco, immaginare i futuri possibili: le persone detenute possono esprimersi e raccontarsi attraverso la creatività artistica.

In copertina: ‘Entrare fuori, uscire dentro’.

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